Tondo dice sì, Monassi verso l’Authority

Renzo Tondo ha sciolto le riserve pronunciandosi a favore della ”camberiana” doc alla presidenza dell’Autorità portuale
A volte ritornano. E Marina Monassi, nonostante le tensioni innescate ancora una volta dal suo nome, è tornata. A spianare la strada che la riporterà dritta ai piani più alti della Torre del Lloyd è stato Renzo Tondo che ieri, confermando i pronostici dei bookmaker di palazzo, ha sciolto le riserve pronunciandosi a favore della ”camberiana” doc indicata dalla Camera di Commercio.

L’ha fatto inviando al ministro delle Infrastrutture la lettera tanto attesa dai forzisti vicini al senatore triestino, quella in cui il presidente carnico «esprime la propria intesa sul nome di Marina Monassi quale prossimo presidente dell’Autorità portuale di Trieste». Un via libera che sa di investitura definitiva. Perché, forte del disco verde della Regione, Altero Matteoli potrà procedere speditamente alla sua nomina. Senza dover scomodare strane interpretazioni della legge 84/94 e senza ricorrere in extremis a decreti governativi, come quello tirato fuori dal cilindro nel 2004, al tempo della prima nomina di Monassi alla guida dell’Authority, per superare l’ostilità dell’allora governatore Illy.


Questa volta, almeno sul piano normativo, la strada è in discesa e i tempi per la nomina si annunciano più brevi. Anche perché, si sussurra in casa centrodestra, della mossa finale di Tondo il ministro era informato già da diverse ore, forse addirittura da un paio di giorni. La firma in calce alla lettera d’intesa, cioè, il presidente carnico l’avrebbe posta con ampio anticipo rispetto alla scadenza dei 30 giorni concessi dalla legge, scegliendo però di darne comunicazione ufficiale attraverso uno stringato lancio d’agenzia solo nel pomeriggio di ieri. All’indomani, quindi, della convention natalizia del Pdl ospitata alla Marittima.

Una scelta temporale fatta forse per non rovinare la festa a un altro aspirante presidente portuale, quel Roberto Dipiazza ”sacrificato” da Tondo sull’altare dei rapporti con l’ala camberiana del partito, che avrebbe letto come un tradimento l’eventuale mancata presa di posizione a favore di Monassi. Una realpolitik che il sindaco ben conosce ma che, questa volta, non esita a contestare. «La scelta fatta dal ministro e dal presidente della Regione - afferma Dipiazza - va in primo luogo rispettata, lo dico da uomo delle istituzioni. Tuttavia fatico a individuare in tale scelta la coerenza con un’idea di innovazione e di sviluppo nella gestione del porto. Mi auguro, per il bene di Trieste, che i fatti non confermino queste mie perplessità e assicuro a tutti i cittadini che manterrò alta l’attenzione affinché le importanti linee di sviluppo, tracciate in particolar modo sul Porto vecchio, vengano portate avanti concretamente, senza riproporre l’immobilismo del passato».


Parole forti dalle quali si tiene lontano Claudio Boniciolli (il terzo nome proposto dalla Provincia), scegliendo la linea del ”no comment”. Apertamente critici, invece, altri esponenti del centrosinistra. «La nomina di Monassi è una scelta sbagliata - commenta il deputato del Pd Ettore Rosato -. Un errore al quale ci opporremo con ogni mezzo nelle Commissioni di Camera e Senato». «Per quanto già visto in passato, è lecito dubitare che Monassi possa rappresentare quella spinta di rilancio manageriale e di innovazione di cui il porto avrebbe bisogno - affermano Roberto Cosolini -. Il derby del centrodestra ha un vincitore e un vinto, ma a pagare è la città».

Di tutt’altro tenore il commento del presidente della Camera di Commercio Paoletti: «Siamo soddisfatti, le categorie economiche sono state ascoltate e oggi cominciamo a lavorare».


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