Tondo conferma: Riccardi farà la terza corsia
«Piena fiducia». L’assessore potrebbe anzi dimettersi per fare solo il subcommissario
TRIESTE
È una sfida titanica. La più importante della legislatura. Ma Riccardo Riccardi non si tira indietro. E si avvia a diventare il «centravanti di sfondamento» della squadra che deve realizzare la terza corsia di un’A4 ormai al collasso: vicecommissario di nome, commissario di fatto, in nome e per conto di Renzo Tondo. Il presidente del Friuli Venezia Giulia vuole assolutamente il suo assessore ai Trasporti, l’ha già detto e l’ha ripetuto, e l’avviso di garanzia per il maxi-incidente di Cessalto non gli fa cambiare idea: «Ho piena, totale e assoluta fiducia».
C’è un interrogativo ancora da sciogliere, però, nonostante il Veneto «benedica» il vicecommissario in pectore del Friuli Venezia Giulia e digerisca seppur a fatica quello (eventuale) di nomina romana, smorzando il diktat di pochi giorni fa. Un interrogativo non irrilevante: Riccardi deve giocarsi l’assai impegnativa sfida nella doppia veste di assessore e vicecommissario? O, piuttosto, deve lasciare la giunta e concentrarsi sulla terza corsia? «Il presidente della Regione e l’assessore ai Trasporti ne hanno parlato a lungo negli ultimi due giorni. E l’ipotesi di dimissioni, con conseguente rimpasto di giunta, è già stata ventilata» confidano gli amici dell’uno e dell’altro.
LE DIMISSIONI I diretti interessati non si sbottonano, non pubblicamente. Ma gli amici insistono: «Tondo ritiene che la questione dell’A4 sia la più importante del suo mandato. E reputa Riccardi il candidato perfetto per risolverla, il solo che ha un mix giusto di competenze politiche e tecniche, oltre a una rete notevole di rapporti, a partire da quello strettissimo con il ministro Altero Matteoli. Al contempo, però, Tondo nutre seri dubbi sull’opportunità politica che commissario e vice in quota al Friuli Venezia Giulia siano l’uno presidente della Regione e l’altro assessore». Come uscirne? Le dimissioni sono una strada, Tondo e Riccardi lo sanno e ne hanno discusso, ma non hanno deciso. Non ancora. Perché le implicazioni sono tante: «E non vanno sottovalutate». Perché l’urgenza non è assoluta, le due cariche non sono incompatibili, e i precedenti illustri non mancano: «Gianfranco Moretton e Paolo Ciani, da assessori, non sono stati forse commissari della laguna?».
E perché l’assessore ai Trasporti sta ragionando sul suo futuro: «Riccardi si occuperà dell’A4 e darà una mano a Tondo, su questo non c’è dubbio, ma lasciare la giunta non è una scelta indolore. Significa lasciare un mestiere, peraltro intrapreso da pochi mesi, senza garanzie: uno non può mica fare il subcommissario a vita...» sussurrano gli amici. Non escludendo, sia chiaro, che si trovi una via d’uscita: «Riccardi potrebbe tornare in Autovie venete, dov’era già direttore generale, anche se non sembra che l’ipotesi gli faccia fare i salti di gioia. Oppure, con il suo curriculum e magari con l’aiuto di Tondo, potrebbe ricoprire un ruolo ancor più prestigioso».
IL TOTO-ASSESSORE Di sicuro, però, in attesa che Silvio Berlusconi firmi l’ordinanza di nomina del commissario e della sua nutrita squadra, l’ipotesi di dimissioni dell’assessore ai Trasporti decolla. E movimenta l’agosto della politica con un effetto a catena. Se Riccardi lascia la giunta chi gli subentra? E con quali effetti? «Non è un problema insormontabile. An, il partito dell’assessore ai Trasporti, indicherà il suo successore.
E sarà un friulano, come Riccardi, giacché non si possono mettere in crisi gli equilibri politici e territoriali della giunta» scommettono i bookmaker di palazzo. Spingendosi oltre: «La scelta potrebbe cadere, anziché su un esterno, su un consigliere regionale. E allora sarebbe una scelta ristretta: Paolo Ciani e Franco Baritussio sono i due eletti della provincia di Udine. E l’ex sindaco di Tarvisio appare decisamente in pole position».
I RISCHI Ma, ammesso che sia davvero così, come ignorare il nuovo, possibile fronte? Baritussio avrebbe le competenze necessarie a gestire un assessorato strategico come Trasporti, Infrastrutture e Energia? O il presidente, a quel punto, potrebbe rivedere le deleghe? Con quali conseguenze? Non basta: la «staffetta aennina» sarebbe davvero scontata e indolore o, piuttosto, riaprirebbe appetiti, desideri, tentazioni nel mega-gruppo del Popolo della libertà?
IL VENETO Domande, tante domande, tutte ancora sul tavolo. Nel frattempo, aspettando le decisioni sull’ordinanza di Palazzo Chigi, il Veneto rimuove un potenziale ostacolo. Non da poco. «L’Anas vuole nominare un suo subcommissario? Facciano pure, anche se quel subcommissario rischierà di essere d’intralcio, anziché velocizzare la realizzazione della terza corsia. Un romano, non del territorio, proprio per la difficoltà di organizzare le pratiche e prendere le decisioni in fretta, potrebbe infatti allungare i tempi» afferma l’assessore regionale ai Trasporti, Renato Chisso. E, subito dopo, aggiunge: «Vogliono controllare che facciamo? Va bene, ma farebbero meglio a prestare più attenzione alla Salerno-Reggio Calabria». Il tono è polemico. Ma l’apertura, dopo le barricate del presidente Giancarlo Galan, è innegabile: il Veneto non subordina più l’intesa con Roma all’abolizione del terzo subcommissario.
IL SECONDO VICE Il secondo, quello che spetta al Veneto, sarà invece un tecnico: Silvano Vernizzi, già commissario del Passante, è e resta il candidato numero uno. «Nomineremo probabilmente Vernizzi o il suo braccio destro Giuseppe Fasiol, compatibilmente con gli impegni relativi al Passante» conferma Chisso. E Vernizzi, a stretto giro di posta, dà man forte: «Se me lo chiedono, io sono pronto».
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