Tondo: «Accorpiamo Trieste e Gorizia»
UDINE. L'elenco delle Province stecchite dalla manovra di Ferragosto viaggia da ore sui siti internet, in tv, sulla stampa. Ma per le due del Friuli Venezia Giulia, Trieste e Gorizia, il funerale non è automatico. Agonizzano ma sono ancora vive. Almeno finché una legge regionale non stabilirà che sì, anche loro vanno accorpate. Possibile, probabile, ma non certo. Perché la Regione ha potestà legislativa primaria sugli enti locali e può decidere anche altrimenti. In assoluta autonomia.
Pure sui Comuni: quelli sotto i 1.000 abitanti in Fvg sono 47. La Provincia di Trieste, 236.556 abitanti, e quella di Gorizia, 142.407, non toccano la quota minima di 300mila. Vanno quindi accorpate, secondo il dettato dalla manovra Tremonti? L'operazione «non è automatica», chiarisce subito il direttore dell'Upi Fvg Rodolfo Ziberna. Questione di specialità: «Lo Statuto prevede che la Regione gestisca gli enti locali. Per intervenire sulle Province è necessaria una legge approvata in Consiglio». Il Friuli Venezia Giulia non è dunque obbligato ad applicare la misura di accorpamento, nel caso in cui questa passasse il vaglio del Parlamento, né delle Province under 300mila né dei Comuni sotto i 1.000 abitanti, quelli che, è l'idea di Renzo Tondo, «vedranno unificate le loro funzioni».
Ma sindaci e municipi, assicura il governatore, «resteranno». Nel 2006, con la legge 1, la cosiddetta Iacop, è stata riconfermata l'autonomia regionale in materia, con la previsione per esempio della città metropolitana a sostituire eventualmente la Provincia. Così come è nelle possibilità della Regione legiferare per la costituzione di nuove Province (i paletti sono la superficie minima di 1.700 kmq e la popolazione non inferiore a 50mila abitanti). Roma vuole tagliare? «Non ce lo può imporre - osserva ancora Ziberna -, avrebbe potuto farlo solo attraverso un passaggio di riforma costituzionale». Chissà che questa non diventi comunque l'occasione per ridisegnare il territorio secondo criteri innovativi. Ma le posizioni sin d'ora divergono. Ettore Romoli, sindaco di Gorizia, non si accontenta: «Tutte le Province sono enti inutili, non solo quelle sotto i 300mila abitanti. Sopprimendone alcune e salvandone altre si crea una gran confusione, oltre che una disparità di trattamento tra territori».
Anche Edoardo Sasco, capogruppo dell'Udc, avrebbe preferito la cancellazione di tutte le Province, mentre Renzo Tondo considera il limite dei 300mila abitanti «un buon inizio» e si dice favorevole all'unione Trieste-Gorizia. Daniele Galasso, capogruppo del Pdl, intravvede invece due scenari possibili: «O Trieste e Gorizia si accorpano e danno origine a una Provincia di quasi 400mila abitanti oppure si può prevedere un'area metropolitana a Trieste con la provincia di Gorizia divisa tra il monfalconese che orbita su Trieste e il resto che guarda all'aggregazione con l'Udinese».
Nulla di «impellente», aggiunge Galasso ricordando che comunque le novità per Trieste e Gorizia, che hanno appena rinnovato i loro consigli provinciali, sono rimandate a non prima del 2016. La legge regionale? «Un passaggio obbligatorio - dice ancora il capogruppo pidiellino - perché la nostra competenza è primaria, a meno che in questo caso, nel percorso del decreto, non vengano scritti passaggi da periodo bellico». «E' inevitabile riformare i livelli di autonomia e delocalizzare competenze e apparati regionali - spiega infine Isidoro Gottardo, segretario del Pdl - questa, piaccia o no, è l'agenda che s'impone. Alla politica serve coraggio e responsabilità, alle riforme il consenso dei cittadini, che viene se si penalizzano le convenienze parassitarie».
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