Tolto al bimbo autistico l’assegno di invalidità: la famiglia va dal giudice
TRIESTE L’Inps ha revocato l’assegno di invalidità a un bambino autistico di sei anni.
La decisione ha spiazzato i genitori – due quarantenni triestini – che ora dovranno rinunciare non solo ai 298 euro mensili finora riconosciuti dall’ente, ma anche all’assistenza prevista dai servizi dell’Azienda sanitaria, come il logopedista e lo psicologo, ad esempio. Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa: la famiglia, che si è affidata agli avvocati William Crivellari e Barbara Balassone, preannuncia una battaglia legale in Tribunale.
Tutto inizia nel 2015, quando i medici diagnosticano nel bimbo, che all’epoca ha due anni, il “disturbo dello spettro autistico”: è la definizione medica dell’autismo. Il minore evidenzia uno sviluppo intellettivo inferiore alla media e deficit nell’interazione sociale e ha bisogno di essere seguito continuamente.
La relazione del Burlo (Dipartimento di pediatria - Area di Neuropsichiatria infantile), del giugno 2015, conferma il disturbo. Nel settembre successivo il bambino viene valutato dalla commissione medica dell’Azienda sanitaria, per conto dell’Inps. A seguito della visita viene certificato l’handicap «in situazione di gravità».
Non è un passaggio di poco conto: il riconoscimento dà diritto a un insegnante di sostegno in asilo, l’avvio di un progetto personalizzato e l’erogazione dell’assegno mensile in quanto invalido civile.
A giugno 2018 viene disposta un’ulteriore visita al Burlo, chiamata ad accertare eventuali progressi: il Dipartimento di pediatria - Area di Neuropsichiatria infantile conferma però la patologia e la condizione di gravità.
Ma nel novembre 2018 l’Inps torna a farsi avanti e sottopone il bambino a un accertamento. È una sorta di revisione periodica (che però, per l’autismo, non sarebbe prevista fino al compimento del diciottesimo anno d’età).
Risultato: la commissione, la stessa che aveva ravvisato l’autismo in tutta la sua gravità appena tre anni prima, fa riferimento al referto del Burlo e ravvisa il disturbo dello spettro autistico. Ma contemporaneamente, nel medesimo documento, revoca l’invalidità civile e quindi l’indennità mensile. E paradossalmente viene emesso un altro verbale di accertamento che si conclude dichiarando il bambino portatore di handicap in situazione di gravità. I genitori non capiscono. Sembra una contraddizione, anche perché il provvedimento non viene motivato.
La famiglia resta così senza l’assegno mensile, i 298 euro che i genitori usavano per pagare le attività del bimbo che ha bisogno essere stimolato e seguito.
Gli effetti sono a cascata e comportano anche la perdita dell’esenzione dell’asilo e l’assistenza da parte del distretto sanitario. I legali dei genitori hanno appena presentato ricorso al Tribunale del lavoro per sollecitare una rivalutazione del minore. «Reputo che quanto accaduto sia inconcepibile – osserva l’avvocato Crivellari – e inaccettabile. Ci opporremo». —
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