Tlt, i mal di pancia della base: «Tartassati da Equitalia»
Lui, Mauro Licciardello, è addetto alla macelleria in un supermercato triestino. La moglie, Patrizia, lavora nella salumeria della stessa struttura commerciale. Sono genitori di una splendida bambina e si sono iscritti al Movimento Trieste Libera. Non girano con magliette rosse e con slogan del Tlt, non sventolano bandiere ma sono fortemente convinti che quella proposta dal gruppo di Giurastante sia l’unica soluzione per ridare dignità a Trieste. «Fino ad oggi nessuno è riuscito a smentire quello che sosteniamo se non con le parole, – osservano - ma nessuno è riuscito a contraddirci o a dimostrare che non abbiamo ragione con i fatti, con una documentazione, con le carte».
La giovane coppia si è avvicinata al movimento con sede in piazza della Borsa oltre un anno fa. Hanno partecipato ai cortei, alla festa a Borgo Grotta. «Se uno guarda bene la cartina dell’Italia riprodotta sulle carte d’identità elettroniche, – spiega Mauro – si accorge che il disegno non riporta Trieste ma si ferma a Monfalcone. E anche sui siti che fanno vedere la distribuzione delle bandiere nel mondo – aggiunge – il Tricolore è segnato fino a Monfalcone e su Trieste c’è una bandiera bianca e azzurra che è evidentemente quella dell’Onu».
«E’ ovvio che quando uno vede queste cose ci resta male, – dice – la cosa non può non far riflettere». Ma al di là della questione tecnica, a far avvicinare i Licciardello a Trieste Libera è stato il desiderio di salvaguardare Trieste e i triestini. «Va ridata loro dignità - spiegano – è stato chiuso il porto per darlo a Genova e la Ferriera svenduta ad un magnate russo. Invece la Ferriera e il porto dovevano restare ai triestini e dare lavoro ai residenti in cassa integrazione. Se fosse riconosciuto il Tlt quelle strutture sarebbero nelle mani del popolo triestino», ipotizzano.
Stesso discorso per l’assegnazione delle case popolari. «Noi perché abbiamo due paghe non abbiamo accesso alle case dell’Ater – valuta Mauro – e abbiamo dovuto prendere un appartamento in affitto da un privato. Intanto nel nuovo complesso a Montebello le case nono state assegnate tutte a stranieri: un altro modo per non dare dignità e aiuti ai triestini». Ma su chi ha scelto di sposare le tesi del movimento indipendentista, quanto ha influito il discorso che Equitalia non ha potere sul Tlt? «Sicuramente molto, - conferma il giovane macellaio – a me ad esempio Equitalia ha pignorato senza averne potere un quinto dello stipendio. Non c’è un minimo di aiuto per chi ha un momento di difficoltà». Secondo le tesi dell’aderente al movimento Trieste Libera, «guardia di finanza, polizia e carabinieri non avrebbero potere e gli addetti della municipale diventerebbero i cerini dipendenti del Tlt».
A sfilare in corteo due domeniche fa c’era anche Denis Berginc, agente di commercio. «Io ho studiato le carte, - sottolinea - mi sono documentato e non accetto che gente di 70 anni che ha contribuito a rovinare lo sviluppo di questa città ora si metta di mezzo screditando quello che sostiene il Movimento di Trieste Libera. Mia moglie in questa battaglia mi appoggia, mi affianca – continua – è una scelta che abbiamo fatto anche per nostro figlio perché non permettiamo a questi personaggi di rovinare anche il futuro del nostro bambino. Per Berginc «il riconoscimento del Tlt è l’unica chance che abbiamo per ridare un futuro alla nostra città».
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