«Tlt? Ha zero peso giuridico ma l'idea fa breccia»

Così l’ex sindaco Dipiazza sul movimento Trieste Libera. Lo storico Spazzali: «Fatti distorti»

«Uno o due consiglieri alle prossime elezioni comunali li fanno, magari arrivano al primo turno e poi si apparentano. Vedo in questo momento così difficile, con la gente arrabbiata, molta benevolenza nei loro confronti, la stessa che avevo visto per Beppe Grillo. Dicono cose che non hanno fondamento giuridico, però fanno breccia. C’è chi nei bar dice “voterò per il Tlt”». Per l’ex sindaco Pdl e ora consigliere regionale Roberto Dipiazza il movimento Trieste libera che vuole Trieste fuori dall’Italia in nome dei trattati di pace post-bellici, sognando una ricchezza che derivi dai Punti franchi, sta suonando sirene alle orecchie dei cittadini («io - precisa - beninteso sono un europeista convinto e penso che con la caduta dei confini Trieste torna a essere una capitale di area») e lo stesso da altro fronte ritiene lo storico Roberto Spazzali: «Nei momenti di crisi, e in più mentre i governi diventano periferici rispetto alla Ue, c’è sempre qualcuno che va a ripescare, su un fondo sostanziale di ignoranza, fatti che poi usa in modo equivoco. Questi signori dicono un “nonsense”: parlando di Territorio libero intendono Trieste, ma dimenticano che dentro c’era la zona B rimasta alla Jugoslavia e ora integrata nella Slovenia e nella Croazia. E che la ricchezza del periodo di amministrazione alleata era dovuta solo al fatto che Roma “pompava” molti miliardi a Trieste per tenere calma la situazione sociale, e che obbligava l’Iri a costruire le navi nei cantieri triestini. Poi è arrivato il 1954 ed è finita la festa. Ma Trieste, davvero, è l’unica città del mondo che si ricorda di un trattato di 50 anni fa». Città “stravagante”, come la definì Umberto Saba in un suo arguto articolo del 1948, “Se fossi nominato governatore di Trieste” (si riprometteva di lavorare pochissimo e di fare un’unica legge, che mandasse a fucilazione “chi incita all’odio di razza (particolarmente degli slavi contro gli italiani e degli italiani contro gli slavi”). Quel trattato tuttavia, dice lo storico, «non è stato mai disdettato, è solo superato dalle legislazioni nazionali, peraltro quella italiana a Trieste era rimasta in vigore anche durante il Gma. Pur fra molti aggiustamenti, di cui era stato importante artefice per esempio Manlio Cecovini, il futuro leader della Lista per Trieste».

Sul nodo di fondo, se abbia fondamento il richiamarsi ai trattati di pace, l’avvocato e docente universitario Alfredo Antonini ha un forte scatto di insofferenza: «Idiozie, sciocchezze enormi, strampalate teorie di una lobby che ha un unico scopo: ingessare il Porto per altri 30 anni. La teoria inoltre di chi è? Quali sono le credenziali? Se lo dice il signor Rossi sono parole in libertà». Spazzali, riepilogando le infinite distanze tra la situazione geopolitica del secondo dopoguerra e quella di oggi, arriva alla medesima conclusione: «Chi c’è dietro? Quanto meno questo gruppo bloccherà Porto vecchio».

A Giovanni Tassan, appena rieletto presidente della Confederazione nazionale artigiani, la sirena di “Trieste autonoma” è arrivata: «Idea molto accattivante, a dirla tutta Trieste potrebbe trarne vantaggio, vedo interessate molte persone, di varia estrazione sociale e culturale, e che le tasse le paga. In una situazione orribile come questa, l’idea può attecchire. Uno dice: “Tanto, peggio di così...”. Non vediamo altro che appropriazioni, furti. E i redditi alti di certi politici. Noi artigiani lottiamo ogni giorno per restar vivi, la classe politica non potrà capirlo mai. Emergono certe reazioni. La pulce nell’orecchio insomma mi è entrata».

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