La lettera dei lavoratori della Tirso di Muggia: «Indennità in ritardo di mesi»
La denuncia sulla cassa integrazione di novembre e dicembre non erogata. Posizioni diverse tra i sindacati. La Cgil chiede un tavolo in Prefettura
La maggior parte dei lavoratori della Tirso – l’ex stabilimento tessile delle Noghere che dall’ottobre scorso ha definitivamente cessato la sua attività di produzione – non ha ancora ricevuto le retribuzioni previste dal regime di cassa integrazione straordinaria per le mensilità di novembre e dicembre. A denunciarlo in una lettera sono gli stessi dipendenti dell’azienda (circa 160 i firmatari), i quali accusano poi «i sindacati, le istituzioni e l’azienda» di non aver saputo fornire risposte chiare e precise sul ritardo.
I lavoratori interessati dalla mancata erogazione ammonterebbero a 120, mentre i restanti avrebbero correttamente ricevuto il compenso. «Le nostre entrate sono drasticamente diminuite e siamo molto preoccupati per il nostro futuro – si legge ancora nella lettera –. Nonostante le rassicurazioni che riceviamo, non abbiamo ancora visto un euro».
Le sigle sindacali ieri confermavano la situazione di stallo, per quanto le ricostruzioni del caso e i toni utilizzati appaiano molto diversi tra loro. La Cgil ha chiesto un tavolo domani in Prefettura, dicendosi però pronta ad annullarlo se nel frattempo si fosse riusciti ad arrivare a uno sblocco.
Proprio la Cgil, per tramite del segretario generale Filctem Fabrizio Zacchigna, è la prima a intervenire nel merito. Zacchigna ribadisce che i lavoratori in attesa degli importi da liquidare sarebbero 120, ma sui motivi dell’impasse dice di «non avere notizie certe». «Già dal 2023 queste lavoratrici e lavoratori percepivano stipendi erogati sempre in ritardo e con acconti – gli fa eco Nicola Del Magro (Nidil Cgil) –. Arriviamo a oggi con due mesi di ritardo sull’erogazione della cassa integrazione e ci chiediamo come le famiglie possano vivere in queste condizioni. È urgente intervenire per risolvere la situazione nel più breve tempo possibile».
La versione di Anna Furlan (Femca Cisl) sottolinea invece come «già dalla metà di dicembre» fosse emerso il problema. Un’ipotesi è che la disomogeneità nell’erogare le retribuzioni – 120 no, gli altri sì – sia dovuta ai diversi turni di riferimento, diversità che a sua volta avrebbe causato i disguidi nel conteggio da parte dell’Inps. Ciò non toglie che «i ritardi destano e non da oggi una grande preoccupazione», continua Furlan, la quale ammette tuttavia di essere «fiduciosa che nei prossimi giorni ci saranno i primi pagamenti».
Di avviso completamente diverso è Filippo Caputo, segretario provinciale della Fesica Confsal. Nell’opinione di Caputo «tutti hanno fatto il loro dovere meno che l’Inps» e il problema dei pagamenti sarebbe in via di rapida risoluzione. Al contrario, «andare in Prefettura e alzare continuamente bandiere» appare a Caputo «un comportamento scorretto che prende in giro le persone». Anche perché – conclude il segretario Caputo – è in corso «una trattativa in cui anche la Regione, fin dal primo momento, ha mostrato di tenere all’obiettivo di sistemare tutti i lavoratori della Tirso».
Negli ultimi giorni a far sperare in una possibile conclusione del caso Tirso sono state le parole del presidente regionale di Confindustria Pierluigi Zamò, che ha dichiarato come la crisi possa essere risolta «al 99 per cento» grazie a un non meglio identificato «imprenditore veneto». Prima ancora a farsi avanti era stata la pordenonese Roncadin, azienda produttrice di pizze surgelate. La maggior parte dei lavoratori della Tirso sono donne e con un’età superiore a 50 anni. —
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