Tirana apre gli archivi della Sigurimi
TRIESTE. Dopo un quarto di secolo dalla caduta del regime comunista di Enver Hoxha l’Albania aprirà gli archivi dell’ex famigerata polizia segreta Sigurimi, i cui ex membri, peraltro, non potranno più ricoprire pubblici incarichi. Il Parlamento di Tirana, infatti, con 84 voti a favore e 22 contrari ha approvato la legge in base alla quale le vittime della Sigurimi potranno andare a consultare gli archivi della polizia segreta che fin ad oggi erano considerati segreti. Se ne era parlato in Parlament5o già nel 2008, ma allora erano contrari i deputati socialisti.
La norma prevede che la documentazione della ex polizia segreta potrà essere consultata anche dai collaboratori del passato regime e dalle associazioni interessate. Come spiega l’agenzia di stampa francese Afp i dossier saranno esaminati prima da una Commissione formata da cinque membri e saranno quindi resi consultabili agli interessati. La stessa commissione emanerà anche i “certificati di non collaborazione” con il passato regime comunista per tutti coloro i quali dovessero essere assunti nel pubblico impiego.
La legge appena approvata, come detto, vieta l’accesso ai pubblici impieghi agli ex appartenenti alla Sigurimi, ma varrà solamente per le nuove assunzioni. In pratica chi, ex collaboratore o membro a tutti gli effetti della famigerata polizia segreta albanese, è già impiegato negli uffici pubblici non perderà il suo posto di lavoro.
Ricordiamo che almeno un quinto della popolazione albanese, ai tempi di Enver Hoxha, collaborava con la Sigurimi che aveva instaurato una vera e propria politica del terrore nel Paese delle aquile. Sigurimi che può fregiarsi del non certo invidiabile titolo di essere stata forse la più crudele delle polizie segrete al servizio dei regimi comunisti. Per garantire la sicurezza della dittatura di Enver Hoxha la polizia segreta albanese fu responsabile dell’uccisione di più di settemila persone, mentre più di 100mila albanesi finirono nei campi di lavoro dove gran parte di essi morì a causa delle impossibili condizioni di vita.
Nel suo lavoro la Sigurimi si era circondata di uno sterminato numero di spie e collaboratori che, secondo alcuni dati, raggiungevano il 20% della popolazione complessiva albanese. Persone che spiavano i propri vicini, i propri amici, i propri familiari, i propri condomini. Non pochi furono i casi in Albania di divorzi che avvenivano perché la moglie o il marito denunciavano il coniuge alla Sigurimi e questo inevitabilmente spariva nel nulla.
Storici ed esperti, tuttavia, sostengono che una gran parte dei famigerati archivi è stato distrutto tra il 1991 e il 1992 quando al potere in Albania c’erano comunque i comunisti e nel 1997 nel caos e nell’anarchia determinati dalla colossale bancarotta determinata dal crollo del cosiddetto sistema delle piramidi.
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