Tintarella, pane e salame: la Barcolana della gente. «Poco vento ma almeno torniamo abbronzati»

TRIESTE «Non c’era vento, ci siamo goduti almeno il sole e questa grande festa della vela». Riassume così la Barcolana numero 51 un equipaggio di Venezia, rientrato ieri, poco dopo le 14, davanti a piazza Unità d’Italia, prima di riprendere rapidamente la strada di casa.
Un pensiero simile a tante imbarcazioni, bloccate sin dalla partenza, e che alla fine hanno preferito trascorrere la giornata semplicemente con gli amici, tra un panino, un selfie e un bicchiere di vino. In tanti hanno rinunciato, ritirandosi. Raffiche troppo deboli per proseguire o anche solo per iniziare.
«Abbiamo superato la linea di partenza appena a mezzogiorno, già da questo si capisce l’esito della prestazione - spiega l’equipaggio di Belluno capitanato da Andrea Guazzotti -, non ricordo finora una Barcolana così breve. E noi non siamo arrivati nemmeno a Miramare. Un’edizione davvero un po’ anomala. Peccato. Ma è comunque una bella manifestazione, sempre. La facciamo da tre anni, il 2018 in particolare è stato un anno fantastico: tutte le condizioni erano perfette, il meteo, il record di barche, la giornata in generale. Comunque torneremo sicuramente anche nel 2020». Nel team anche un piccolo velista in erba, di soli sei anni.
Ne ha nove invece il membro più giovane di un gruppo di amici provenienti da Rimini. «La nostra imbarcazione è pesante, ci si aspettava poco vento ma non così poco - commenta Gianluca Pollini -, così era davvero impossibile. Per qualcuno era la terza volta, per altri la quinta a Trieste, speravamo fosse una regata più vivace, anche per il bimbo a bordo con noi, che sperava di vedere una gara più dinamica e divertente, ma è andata lo stesso».
Tra i partecipanti rientrati senza arrivare al traguardo anche chi ha deciso di mollare molto presto. «Zero vento e cosa potevamo fare? Non c’era proprio la possibilità di muoversi – raccontano alcuni colleghi triestini –.
E pensare che alcuni di noi avevano preso ferie tutto il fine settimana per l’occasione. Alla fine almeno torniamo a casa un po’ abbronzati. E un po’ appesantiti - scherzano -, per fortuna avevamo fatto una buona scorta di cibo, ci è servito per passare il tempo. Quindi tintarella, pane e salame».
E anche la barca vicina mostra grandi libagioni tra pasticcio, pasta e torte salate. Per qualcuno la regata non è mai cominciata, ma per un altro motivo.
«Ho fatto troppo tardi, anzi tardissimo la sera prima, alle feste sulle Rive – racconta un ragazzo seduto sulle scale del Salone degli incanti – e stamattina (ieri, ndr) non ho sentito la sveglia suonare. Almeno aspetto qui gli altri che sono in mare, per un saluto. Sarà per il prossimo anno, quando sicuramente andrò a letto prima».
E nonostante la calma piatta in golfo, per tanti la Barcolana è stata ugualmente una giornata immancabile, un appuntamento che si archivia pensando già al prossimo anno. «Ci saremo, perché il clima per noi, come per tanti, non è legato all’agonismo, ma allo stare insieme – dice Alberto Bertoldi –. Le previsioni erano chiare, ma abbiamo sperato fino all’ultimo che cambiasse qualcosa, che entrasse un po’ di vento. Niente da fare. Veniamo da Vicenza, è sempre una bella giornata da passare tra amici».
E ha deciso di esserci anche se non iscritto Roberto Piretti, insieme al neozelandese Graham Thow, esperti di mare e amici soprattuttto, anche con un primato segnato proprio in Barcolana, che ricordano con piacere. Sono stati i primi a iscriversi nel 2016. «Conserviamo ancora l’articolo del Piccolo scritto allora e le foto insieme al presidente della Barcola Grignano Mitja Gialuz al momento del nostro arrivo in sede, è stata una bella sorpresa – mostra Piretti sul cellulare –.
Quest’anno avevo capito che non ci sarebbe stato vento e ho deciso di non farla come gara. L’abbiamo seguita da spettatori, non volevamo assolutamente mancare, siamo venuti insieme ad altre persone da varie zone d’Italia».
Entrambi con varie edizioni già alle spalle, la loro storia - e il rapporto con la Coppa d’Autunno - è particolare. Nel settembre del 2014 Thow regatava nelle acque croate e Piretti l’aveva convinto a fermarsi qualche giorno di più, chiedendogli di venire a Trieste proprio per assistere alla Barcolana.
È stato amore a prima vista, e da quell’anno poi è tornato spesso dalla Nuova Zelanda per prendere parte all’evento.
Sono ormai passate le quattro quando in tanti ripuliscono le cambuse, ormeggiati. Bottiglie, svuotate, piatti spazzolati, gli ultimi saluti, le foto di rito e si riparte. Ora l’appuntamento per tutto è alla Barcolana52. —
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