Timavo misterioso: scoperta a Duino la quarta “bocca”

DUINO AURISINA. È sempre stata lì, tra noi, solo che finora non lo sapevamo. L'hanno scoperta, la quarta bocca attiva del Timavo, i volontari del gruppo speleologico Flondar e della cooperativa Gemina, l'organismo che gestirà operativamente il sito del dinosauro Antonio all'ex cava del Villaggio del Pescatore, durante alcune operazioni di pulizia di alcuni terreni, sabato mattina.
L'identificazione preliminare, ritenuta certa e attendibile, è frutto di analisi tramite georadar e apre ora interessanti scenari di ricerca per il misterioso fiume del Carso che nasce alle pendici del Monte Nevoso, in Croazia, e di cui non si conosce ancora perfettamente il corso sotterraneo.
Finora, infatti, le sorgenti note erano solo tre, anche se lo storico Strabone, nel I secolo a.c., ne citava ben sette. Servirà ancora un po' di tempo, fanno sapere dalla cooperativa Gemina, ma presto “riusciremo a capire se il geografo greco avrà ragione o torto”.
La straordinaria scoperta ha avuto origine da alcuni interventi condotti nella frazione di San Giovanni di Duino, dove tre giorni fa sono state avviate le operazioni di pulizia dei terreni sui cui sorgeva il “Mulino Vecchio”. «Il complesso molitore – spiega il paleontologo Flavio Bacchia, socio della Gemina - è il più antico della zona delle risorgive, dal momento che risale almeno alla prima metà del 1600. Con l'autorizzazione dei proprietari e dopo un rilievo eseguito dalla Guardia forestale, la cooperativa Gemina e i volontari del Flondar hanno iniziato la rimozione della sterpaglia che invade la zona». È a questo punto che le aree ripulite sono state indagate anche con l'ausilio del georadar, riservando inattese sorprese. «Subito – prosegue Bacchia - i dati preliminari si sono rivelati molto interessanti, poiché hanno rimarcato indirettamente le strutture storicamente note, ma soprattutto perché hanno aperto interrogativi su segnali per ora di dubbia interpretazione. È tuttavia quasi certa l'identificazione, sia pur in questa fase preliminare, di una bocca del Timavo poco visibile dalla superficie, in quanto confluisce sotto il livello minimo dell'acqua all'interno del canale di alimentazione del mulino».
Il georadar, insomma, ha permesso di individuare una cavità a tunnel attraverso cui l'acqua scorre provenendo dalla Punta Bratina. «Se il dato sarà confermato – conclude Bacchia - saliranno a quattro le bocche attualmente attive del Timavo. Strabone, nel I secolo a.c., ne citava sette». E alla Gemina dicono ora che “serve solo un altro po' di tempo per capire finalmente se il geografo greco aveva ragione o torto”.
Il Timavo ha da sempre alimentato le leggende dei territori che attraversa, per la sua natura insondabile. Si sa che nasce alle pendici croate del Monte Nevoso e che dopo circa 40 chilometri precipita in una grande voragine nei paraggi di Vreme, in Slovenia.
Da qui, però, il fiume inizia il suo percorso "fantasma", sotto la roccia calcarea del Carso. Lo si ritrova, a 250 metri sotto terra, nelle spettacolari Grotte di San Canziano, nell'Abisso dei Serpenti e in quello di Trebiciano, dove scorre a 329 metri di profondità, ma anche nel Pozzo dei Colombi, poco a monte della chiesa di San Giovanni di Duino.
Qui il Timavo fa sentire tutta la sua forza e offre un punto di vista esclusivo sulle peculiarità del territorio. Il fiume sotterraneo riappare, per il momento ancora solo con tre sorgenti, a San Giovanni. Alle sue spalle 87 chilometri di viaggio, di cui poco più della metà in superficie e di cui molto ancora sfugge.
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