Tiare, la prima “vittima” dei lavori non pagati

L’Ediltecnica di Gruaro messa in liquidazione. Lazzarin (uno dei proprietari) da imprenditore è diventato dipendente: «Non abbiamo ottenuto giustizia»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 05.10.2013 Cantiere Ikea Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 05.10.2013 Cantiere Ikea Fotografia di Pierluigi Bumbaca

VILLESSE. Da imprenditore a... dipendente. È la parabola discendente, non certo per colpa sua, di Marco Lazzarin che era uno dei titolari (assieme ad altri soci) della “Ediltecnica” di Gruaro (Venezia), una delle tante ditte non pagate impegnate nella costruzione di Tiare shopping, a Villesse.

La sua storia l’abbiamo seguita da vicino e già nel marzo scorso gli dedicammo un servizio. Come sono andate le cose? Sono migliorate o peggiorate? Diciamo subito che la “vecchia” Ediltecnica accumulò crediti «per milioni di euro» e a nulla sono valse le manifestazioni, le prese di posizione sui giornali, i periodici (e giustificati) sfoghi. Perché “vecchia” Ediltecnica? Perché oggi c’è una nuova azienda che porta lo stesso nome ma con nuovi proprietari. «La nostra ditta - racconta Lazzarin - è stata messa in liquidazione e non esiste più. Ora, da proprietario assieme ad altri soci sono diventato dipendente. Per fortuna, un lavoro l’ho trovato».

Lazzarin è scoraggiato a tal punto che non ha nemmeno più la forza di arrabbiarsi. Si milita a dire: «Purtroppo, l’Italia funziona così». Racconta che a gennaio 2016 ci sarà una nuova udienza al tribunale di Brescia per cercare di recuperare i crediti. «Tutto è partito a febbraio 2014 e siamo ancora qui... Ho fatto tutto il possibile per ottenere giustizia. Oggi Tiare shopping funziona e incassa mentre la nostra azienda non esiste più».

Quella di Lazzarin è stata una lotta durissima. Già nel marzo scorso ricordammo le tante manifestazioni e le tante lettere mandate, assieme ad altre ditte, a politici e amministratori. Prese carta e penna e scrisse una lettera molto diretta e chiara nei contenuti al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. L’intento? Denunciare l’enorme pasticciaccio delle ditte non pagate e ricordarle il recentissimo sequestro di beni da 26 milioni nell’ambito di un’indagine della Guardia di finanza sulla costruzione del centro commerciale.

«Com’è possibile che i costruttori abbiano ottenuto i permessi dalla Regione, dalla Provincia di Gorizia e dal Comune di Villesse per costruire e aprire un centro commerciale dal valore di oltre 100 milioni di euro, senza che tali enti abbiano controllato la regolarità contributiva e tributaria? Com’è possibile che una multinazionale come Inter Ikea abbia fatto costruire una megastruttura senza effettuare i medesimi e necessari controlli?». Domande che rimasero e sono rimaste tuttora senza risposta. «Alla fine, siamo noi ditte a pagare il prezzo più alto - tuonò Lazzarin nel marzo scorso -. Nel nostro caso, dopo 25 anni di attività onesta pagando puntalmente sempre tutti (dalle tasse allo Stato ai fornitori), siamo costretti a chiudere, lasciando a casa dipendenti con famiglie e rimettendoci anche l’abitazione».

Storie che riemergono di continuo quasi fossero parte di una fiume carsico: quello di Tiare shopping.

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