Testimoni in soccorso di Pieris per il Tiramisù

Una triestina: «Mio padre apprese il mestiere da Mario negli anni ’40, quel nome mi faceva ridere»
Di Giovanni Tomasin

TRIESTE. «Ricordo che avevo circa tredici anni ai tempi in cui con la mia famiglia s'andava a pranzo al Vetturino di Pieris. Io e mio fratello aspettavamo con trepidazione la fine del pasto per mangiare il tiramisù». A parlare è la signora Marisa Marinelli Zoratto, triestina 78 anni, che con la sua testimonianza assesta un colpo decisivo nella disputa sull'origine del tiramisù: nata nel 1935, la signora Zoratto mangiava il tiramisù nel ristorante di Mario Cosolo, a Pieris, alla fine degli anni '40.

Viene confermata così la tesi di Flavia Cosolo, figlia dello chef, secondo la quale il padre inventò il nome del dolce tra il 1941 e il 1942, traendo ispirazione dal commento di un cliente.

Una brutta notizia per il presidente del Veneto Luca Zaia, che intende brevettare il tiramisù come prodotto "tipicamente veneto" a causa della rivendicazione di un ristorante trevisano, che avrebbe "inventato" il dessert nel 1970. La signora Marinelli Zoratto ha scelto d'intervenire dopo aver letto l'articolo del "Piccolo" in cui, qualche giorno fa, si è raccontata la vicenda del tiramisù: «Ho letto che la figlia del cuoco del Vetturino cercava testimoni che potessero confermare l'invenzione di suo padre - ha spiegato al telefono -, ed eccomi qui. Alla fine degli anni '40 mio padre stava apprendendo il mestiere da Mario Cosolo, e nel fine settimana andavamo a pranzo al Vetturino».

Raggiungere Pieris partendo da Trieste era un piccolo viaggio: «Mia nonna aveva problemi di deambulazione, sicché spesso prendevamo un taxi per andare al ristorante, offrendo poi il pranzo all'autista - ricorda Zoratto -. Quando il taxi non c'era, aspettavamo l'autobus per Trieste sotto a un grande albero ».

Qui arriva il ricordo più rilevante ai fini della nostra vicenda: «Ricordo distintamente il tiramisù - ha raccontato Marisa -, quel nome faceva ridere me e mio fratello, allora bambini». Flavia Cosolo, figlia di Mario, accoglie con soddisfazione la testimonianza: «Sono felice che altre persone ricordino - dice -. Ora cercheremo altre conferme». Le parole di Marisa Marinelli Zoratto di certo costituiscono una prova importante e un omaggio forte all'originale figura del ristoratore di Pieris: cuoco eccezionale, all'età di 19 anni era già diventato secondo chef a bordo della nave reale Savoia. In seguito solcò i mari sugli scafi del Lloyd, come il Conte Verde, preparando i suoi manicaretti per i passeggeri della linea Trieste-Shangai. In seguito, durante la Seconda guerra mondiale, prese parte alla Resistenza antifascista. Una vita davvero unica, segnata dall'invenzione di uno dei dolci più famosi al mondo: «Ricordo un giorno all'inizio degli anni Ottanta - dice la figlia -. Mio padre, ormai paralizzato a causa di un ictus, guardava una trasmissione in tv in cui un'altra regione italiana parlava del tiramisù come dolce tipico locale. “Ma il tiramisù l'ho inventato io!”, diceva mio padre. Aveva le lacrime agli occhi».

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