Testamento «pilotato»: condannata la badante

di Corrado Barbacini
Erminia F., classe 1915, aveva vergato un foglio bianco e aveva scritto parole come queste: «Alla mia cara badante Dragana Maucec lascio tutti i miei beni: l’appartamento e i soldi che ho in banca». Apparentamente un atto di amore e riconoscenza nei confronti di chi l’ha accudita e servita per molto tempo. In realtà quel testo - come ha accertato il pm Lucia Baldovin, nell’istruttoria - era stato dettato proprio dalla badante. Che in pratica aveva tentato d appropriarsi della casa e dei soldi dell’anziana.
Il giudice Paolo Vascotto ha condannato alla pena di 2 anni e 4 mesi la badante, perché, così si legge nel capo di imputazione, «abusando delle condizioni di infermità e deficienza psichica di Erminia F., l’ha indotta a redigere un testamento olografo in cui la nominava erede universale».
La vicenda dell’anziana turlupinata porta la data del marzo 2008. In quel mese Dragana Maucec, croata di 54 anni, era stata assunta per accudire la signora Erminia F. Simpatica, disponibile, efficiente. In poco tempo era riuscita a conquistare la sua fiducia. Più volte l’anziana le aveva anche consegnato il bancomat perché avesse il denaro sufficiente per fare la spesa. Insomma in breve Dragana era diventata quasi una figlia che aveva riempito il vuoto della sua solitudine.
Tant’è che sei mesi dopo l’anziana ha scritto il testamento, di fatto però tagliando fuori la nipote, che nel procedimento si è costituita con l’avvocato Carlo Falagiani.
I guai per la badante sono iniziati nel 2010. Qualche tempo prima il giudice aveva nominato, su istanza dei familiari, un amministratore di sostegno il quale, nella sua istruttoria, aveva rilevato una lunga serie di irregolarità e manifestato concreti sospetti sul comportamento dei Dragana Maucec. Che poi era stata licenziata. Non solo: era stato emesso un provvedimento di allontanamento e divieto di avvicinare l’anziana.
Nell’udienza davanti al giudice Vascotto, Dragana Maucec (assistita dall’avvocato Davide Zignani di Udine) si è proclamata innocente definendo il testamento a suo favore uno specifico desiderio della signora Erminia F., che la considerava un’amica, anzi quasi una figlia. Quello di riconoscerle un beneficio era stato per lei una forma di affetto, così ha detto. Ma le perizie, disposte dal giudice, l’hanno smentita evidenziando lo stato di infermità e deficienza psichica dell’anziana che praticamente era stata plagiata.
Da qui appunto la sentenza di condanna le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. La badante è invece stata assolta da altri due capi di imputazione riguardanti il fatto che si era impossessata della tessera bancomat che poi era stata utilizzato in Slovenia effettuando tre prelievi di 750 euro l’uno.
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