Testamento biologico, scontro Regione-medici
Esclusi dal dibattito nonostante il pesante coinvolgimento deontologico. La presa di posizione dell’Ordine dei medici sulle Dat, le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario istituite per legge dalla Regione, scatena un inevitabile polverone politico che riaccende lo scontro tra centrosinistra e centrodestra.
È stato Claudio Pandullo, presidente provinciale a Trieste, a buttare il sasso nello stagno manifestando tutte le proprie perplessità attorno al provvedimento: «Non siamo stati coinvolti», la critica. Riflessioni indirizzate in questi giorni ai colleghi in una newsletter inviata via mail, alle quali si sono aggiunti anche giudizi di merito: «Perché tanta fretta nell’anticipare una legge nazionale che magari modificherà in maniera significativa quella regionale?», il dubbio di Pandullo, che si allarga pure sull’essenza stessa della norma, cioè la possibilità per il cittadino di trascrivere le propria volontà all’interno della tessera sanitaria. «Da molti anni chiediamo che lì vengano inseriti perlomeno alcuni dati più importati, ad esempio le patologie principali, le esenzioni, le allergie…e invece si trova spazio improvvisamente per le dichiarazioni anticipate di trattamento?».
Immediata la replica dell’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca: «La legge si limita a organizzare la raccolta delle dichiarazioni e non tratta il ruolo dei medici, perché questo è di competenza nazionale». L’assessore si toglie un sassolino dalla scarpa pure sui rilievi mossi dall’Ordine in tema di riforma: «Non li abbiamo consultati? Ci sono documenti che dimostrano il loro coinvolgimento».
Ma sono sempre le Dat a far discutere. Soprattutto davanti all’intervento di Franco Rotelli del Pd, presidente della Commissione Sanità. «Le parole di Pandullo mi trovano allibito - dice - anzi schifato. Sì, sono schifato che qualcuno voglia impedire che io possa esprimere la mia volontà sulle cure, nel caso mi trovassi in una situazione gravemente invalidante, irreversibile. Mi vogliono togliere questo diritto?».
Ma per il capogruppo di Fi Riccardo Riccardi è chiaro: «I medici hanno confermato quanto ho affermato in aula io, cioè che il Consiglio regionale ha legiferato su una materia che non le compete. Qualcuno ha voluto mettersi le stellette per dimostrare all’Italia che siamo più bravi di tutti». Bruno Marini scuote il capo. «La denuncia dei camici bianchi contro le Dat - accusa - illumina, ancora una volta, l’improvvisazione di questa classe dirigente tanto solerte a fare le riforme quanto incapace di farle bene». Pure il segretario regionale della Lega Massimiliano Fedriga dà man forte a Pandullo: «Se avessero ascoltato gli addetti ai lavori si sarebbe evitato di fare queste leggi stupide su temi così delicati. Tutto questo perché la “renzina” del Fvg ha voluto fare il suo solito spot».
Il Pd, dal canto suo, alza gli scudi. «Non entro nelle questioni tecniche - rileva la segretaria regionale Antonella Grim - ma sono convinta della validità della norma, largamente condivisa in aula. Spero sia uno stimolo per il governo nazionale». Un segnale “di civiltà”, per il capogruppo Cristiano Shaurli. D'accordo Stefano Pustetto di Sel, primo firmatario del testo: «Ci siamo limitati a un provvedimento amministrativo che istituisce il registro, null’altro»
Riproduzione riservata © Il Piccolo