Testamento biologico in Fvg, la battaglia non si placa

Forza Italia sollecita la Regione Fvg a non resistere contro la bocciatura del governo. Ma i partiti sono divisi. Cattolici e laici “duellano”. Il consigliere forzista Bruno Marini: «L’assessore regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca si dimetta»
Si riaccende la battaglia a Palazzo sul Testamento biologico
Si riaccende la battaglia a Palazzo sul Testamento biologico

TRIESTE. Maria Sandra Telesca si dimetta per la gestione del caso Dat, attacca Bruno Marini, il più cattolico dei forzisti della Regione. Marini usi lo stesso metro con chi, a centrodestra, ha votato per il biotestamento, ribatte l’assessore alla Sanità.

Botta e risposta non solo sul piano etico, ma anche su quello politico. Come già in aula, il 3 marzo, quando piazza Oberdan diede il via libera all’istituzione del Registro regionale per le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat), una “libertà” che il governo ha però stoppato, riaprendo lo scontro a Palazzo. Mentre Riccardo Riccardi annuncia una mozione in Consiglio, da discutere la prossima settimana, per impegnare la giunta a non opporsi all’impugnazione della legge sul trattamento di fine vita proposta dal governo alla Corte Costituzionale, Marini è durissimo. «Spiace dirlo – premette il consigliere triestino –, dato che il mio rispetto per le istituzioni è sempre stato massimo, ma il Consiglio del Friuli Venezia Giulia, con quell’approvazione, ha fatto in senso politico una vera e propria pagliacciata». Secondo Marini la legge era infatti «palesemente illegittima, giacché su questa materia era pacifico che la competenza spettasse in via esclusiva al parlamento nazionale, non certo alle Regioni». Forza Italia si aspetterebbe dunque ora che si prendesse atto della bocciatura. Non procedere all’impugnazione, sostiene anche Riccardi, «sarebbe una scelta ragionevole vista l’estraneità della norma rispetto alle competenze regionali. Un accanimento giudiziario – insiste il capogruppo forzista – comporterebbe un ingiustificato, quanto inutile, spreco di tempo, lavoro e risorse pubbliche».

Il governo boccia la legge della Regione Fvg sul fine vita

Non pare che l’istanza azzurra verrà in realtà ascoltata. La Presidente della Regione Fvg Debora Serracchiani e giunta hanno già annunciato una controffensiva. Ed è proprio su questa “resistenza” che Marini, ironizzando sul «clamoroso autogol di un esecutivo sconfessato da un governo amico che non poteva difendere l’indifendibile», va ancora all’assalto: «A sprezzo del senso del ridicolo Telesca ha dichiarato di voler resistere all’impugnazione del governo, mentre qui a resistere siamo solo noi di fronte all’arroganza di una maggioranza incapace di distinguere la propaganda dall’amministrazione della cosa pubblica. A questo punto ritengo che l’assessore non abbia né l’equilibrio né la capacità politica e tecnica per rappresentare la posizione della giunta. Mi chiedo pertanto se possa proseguire nel suo incarico o se non sarebbe meglio che lo lasciasse in mani più adeguate».

Secca la replica di Telesca: «Marini dovrebbe chiedere le dimissioni anche di altre persone visto che si tratta di una decisione, quella di resistere in giudizio, condivisa da molti. Senza dimenticare che anche parte del suo schieramento ha votato la legge». Il dibattito è naturalmente aperto anche a Roma. Detto che, sul controricorso, «la Regione fa la sua parte», il deputato del Pd Ettore Rosato si fa carico della questione: «Saremo promotori di un’azione che avvii il prima possibile un lavoro da parte della commissione parlamentare competente». L’impegno è dunque quello per «un’iniziativa legislativa che possa colmare il vuoto evidente su una materia così delicata».

Delicata e divisiva. Da un lato i cattolici come Giovanni Barillari, convinto che l’impugnativa «fosse nell’aria» e che dunque «i cittadini che compilano una Dat non possono trovare concretizzazione a quelle che sono le loro volontà in assenza di una chiara legge nazionale che delimiti chi, e in che modo, può dare seguito alle dichiarazioni senza correre il rischio di conseguenze giudiziarie di natura penale». Dall’alto i laici come Giulio Lauri di Sel che dichiara: «Il governo non può impugnare la legge regionale 4/2015 con argomentazioni pretestuose, dato che noi non abbiamo invaso il campo delle competenze sanitarie dello Stato. Quello della Regione è stato un intervento soltanto amministrativo».

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