Test a tappeto su anziani e operatori in 60 case di riposo condominiali a Trieste

L’allarme rosso negli ospizi di Trieste spinge Asugi a cambiare rotta. Tamponi già eseguiti in 13 strutture: top secret i nomi
I medici militari effettuano le visite nelle case di riposo per gli anziani a Sassari, 13 aprile 2020. ANSA/GIAN MARIO SIAS
I medici militari effettuano le visite nelle case di riposo per gli anziani a Sassari, 13 aprile 2020. ANSA/GIAN MARIO SIAS

TRIESTE Una campagna di tamponi a tappeto su sessanta case di riposo triestine ricavate all’interno di normali condomini. Mentre l’emergenza coronavirus monta in città, l’Azienda sanitaria cambia strategia e sottopone al test per il Covid-19 tutti gli ospiti e gli operatori delle strutture cosiddette promiscue. L’operazione è cominciata in sordina una settimana fa ed è già terminata per le 13 realtà considerate più esposte, ma l’Asugi rifiuta di riferirne nomi e situazione. La prima ondata di nuovi tamponi non ha mancato di trovare positivi, come emerge delle cifre della scorsa settimana, con Trieste sempre più “zona rossa” di una regione che nel complesso risulta invece la meno colpita del Nord.



Dai documenti dell’Azienda risulta come il 14 aprile sia stato stilato un elenco delle strutture. La priorità è stata assegnata a quelle dove isolare gli ammalati è impossibile e che hanno mostrato maggiori lacune su contenimento del virus e assistenza agli anziani. Contemporaneamente è stato avviato il monitoraggio di chi vive nei palazzi delle case di riposo, condividendo ingresso, vano scale e ascensore: i tamponi sono però effettuati solo ai residenti con sintomi compatibili.

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Al momento è stata completata l’esecuzione dei test nelle 13 strutture «a maggior rischio» ed è in corso quella «nelle 47 a rischio un po’ più basso (promiscue ma con potenziali aree di isolamento)». Sessanta in tutto, sebbene la Regione abbia sempre parlato di 45 residenze promiscue. Soltanto il 17 aprile l’Asugi richiedeva «a tutte le strutture per anziani la stesura di un piano di emergenza Covid».

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Bonaventura Monfalcone-18.04.2020 Tamponi-Casa di riposo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il direttore generale Antonio Poggiana rifiuta per ora di spiegare quali siano le strutture oggetto di indagine e quali i risultati: «Tiriamo le somme nei prossimi giorni, quando saranno finite le analisi ovunque. Dare numeri parziali non ha senso. Abbiamo tamponato le prime 13 e continuiamo fino a tamponare tutti, ospiti e operatori, sintomatici e asintomatici».

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Foto BRUNI Trieste 19.04.2020 Emergenza Corona virus: ITIS, via Pascoli


Quando i dati saranno effettivamente diffusi, sarà possibile avere una visione completa di un quadro che è stato possibile ricostruire finora a macchia di leopardo, solo grazie alle segnalazioni di famiglie e lavoratori. Rimarrà invece difficile da individuare il numero di decessi avvenuti nelle strutture nei giorni prima che queste comunicassero all’Azienda sanitaria di essere state colpite dal virus: basti pensare alle 5 morti sospette dell’Hotel Fernetti o agli 8 decessi della Primula.

La stessa direzione dell’Itis spiega nell’ultima nota inviata alle famiglie che «pur in presenza di sintomi compatibili con il Covid-19 sono deceduti anziani risultati negativi al tampone o che il tampone non l'avevano proprio fatto». E se alcune case di riposo accusano Azienda e Regione di aver fornito le prime indicazioni solo a fine marzo, dalle parti della giunta si dice a bassa voce che molte strutture abbiano ritardato intenzionalmente a comunicare le prime presenze di sintomatici.



Ma gli ospizi continuano a vivere anche un’altra emergenza, che è quella del personale sempre più scarso. Molti gli operatori positivi – per i sindacati almeno un centinaio – con inevitabile pressione su chi rimane al lavoro ed è costretto a turni massacranti in un contesto di rischio biologico. L’Azienda sanitaria bandirà un nuovo avviso per soli titoli per l’assunzione di operatori socio sanitari e ha già concesso alle case di riposo di assumere badanti per l’assistenza di base, ma ciò comporterebbe l’ingresso nelle strutture di persone non addestrate a lavorare in contesti simili.

I problemi stanno ricadendo pure sugli ospedali. Le residenze hanno chiuso del tutto o ristretto al minimo i nuovi accoglimenti e ciò rende molto difficile per Cattinara e Maggiore dimettere pazienti anziani, ricoverati nei reparti internistici per altre patologie, che non hanno più bisogno di assistenza ad alta intensità, ma che non sono nelle condizioni di tornare a casa. Come riconosce la stessa Azienda in una circolare interna, «è necessario cercare di accelerare le dimissioni, spesso problematiche per i casi sociali e per chi deve rientrare nelle strutture residenziali».

La giornata di ieri segna intanto un aumento di soli 17 positivi in regione, per un totale di 2.792 contagiati dall’inizio dell’epidemia, di cui 1.229 ormai guariti. Dopo l’impennata del fine settimana, i decessi si fermano a due, entrambi a Trieste, la più colpita con 123 morti, contro 66 di Udine, 48 di Pordenone e 4 di Gorizia, per un totale di 241. Relativamente ai casi positivi, l'area triestina registra 1.125 infettati (+3), Udine 921 (+6), Pordenone 599 (+3) e Gorizia 143 (+5). Sono 21 i pazienti in terapia intensiva (-1), mentre i ricoverati in altri reparti risultano 139 (-1) e le persone in isolamento domiciliare 1.162. Sono 11, di cui una dimessa proprio ieri, i pazienti provenienti dalla Lombardia e accolti nelle terapie intensive del Fvg durante la fase di massima emergenza in quella regione.

Il Pd attacca intanto la gestione della giunta Fedriga. Francesco Russo ricorda che i dem «hanno mandato a metà marzo una lettera alla giunta per segnalare che sulle case di riposo, senza un intervento, sarebbe successo un disastro. Non ci hanno nemmeno risposto. Trieste ha una percentuale di positivi doppia rispetto al resto della regione: è un grande problema anche rispetto ai ragionamenti sulla fase 2». L’ex primo cittadino Roberto Cosolini scrive a sua volta al sindaco Roberto Dipiazza e all’Azienda sanitaria chiedendo di presentare le cifre e garantire «un’informazione trasparente e completa alla cittadinanza». Per la Cgil, Adriano Sincovich vede una città «in mezzo alla bufera: la situazione è grave, con l’escalation dei morti che tocca centinaia di famiglie, in un quadro di assoluta non informazione». —




 

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