Test a tappeto in Fincantieri su tutti gli operai bengalesi

Decisione presa d’intesa con Asugi dopo l’escalation di casi nello stabilmento di Marghera, dove lavorano molti asiatici residenti nei territori di Gorizia e Trieste
Un operaio della Fincantieri in una foto d’archivio
Un operaio della Fincantieri in una foto d’archivio

MONFALCONE Il virus continua a correre veloce nel cantiere di Marghera, dove i casi positivi sono più che raddoppiati nelle ultime due settimane, e allarma Monfalcone: 250 contagi nella sede veneta di Fincantieri, a larga maggioranza persone di origine bengalese. Trasmissioni che lì coinvolgono i lavoratori di una sessantina di ditte dell’appalto, ma pure della stessa azienda navalmeccanica.

La recrudescenza del Covid-19, per i possibili riverberi legati alla mobilità delle persone e ai fenomeni di trasfertismo, preoccupa Asugi che di concerto con l’ad Giuseppe Bono ha stabilito una nuova campagna di tamponi a tappeto per i lavoratori della comunità asiatica residenti sul territorio di competenza dell’azienda sanitaria e attivi nella cantieristica. Dunque non solo a Monfalcone e nei comuni isontini, ma anche in quelli della provincia di Trieste. Si riscontra in prima battuta l’impegno ad aderire allo screening da parte della popolazione coinvolta. Quindi si partirà in tempi brevi, secondo modalità da definire.ù

E primariamente dagli operai bengalesi occupati nello stabilimento di Panzano, 1.155 secondo i dati forniti a dicembre: poi si dovrebbe proseguire con i connazionali impiegati nelle altre realtà produttive di medio-grande calibro. La notizia arriva dall’amministrazione: il sindaco Anna Cisint l’ha ufficializzata nella sua diretta social di ieri, dove ha snocciolato gli ultimi dati di diffusione dell’epidemia, aggiornati a domenica sera. Centoquarantotto positivi a Monfalcone, di cui 54 italiani, 94 stranieri. Tra questi ultimi 69 bengalesi; la rimanente parte a prevalenza cittadini dell’Est Europa.

Di ieri (lunedì 19 ottobre) poi, la notizia del terzo decesso in città da marzo a oggi, mentre l’indice di diffusione resta saldamente al di sopra del 9. A margine della diretta Cisint ha confermato i fitti colloqui con Bono, a partire da sabato, e la decisione assunta nelle ultime ore da Asugi, che sempre ieri «ha iniziato ad acquisire i nominativi degli occupati bengalesi nello stabilimento di Panzano, in collaborazione con l’ufficio personale della Fincantieri».

Nella grande fabbrica, intanto, si segnalano due nuovi casi di positività: operai diretti, ora in quarantena. Mentre alcune persone venute in contatto con le maestranze risultate infette sono finite in isolamento fiduciario. «A preoccupare – chiarisce Cisint – sono soprattutto i focolai in Veneto, per questo la direzione sanitaria ha deciso di intervenire con una nuova campagna di tamponi, alla luce dell’allarme nella vicina regione. Dei 69 contagi bengalesi in città, del resto, un terzo, cioè 21 persone, derivano dalle infezioni a Marghera».

L’ultimo dato dei 250 contagi, di fatto raddoppiati in due settimane, è stato pubblicato nell’edizione del 17 ottobre de La nuova Venezia. La rapida diffusione nella comunità è stata ricondotta alla dimensione domestica: il contagio avrebbe avuto origine «all’interno delle abitazioni» venete, «condivise anche da 7-8 colleghi». Per debellare la diffusione Usl 3, locale azienda sanitaria, Fincantieri e Confindustria hanno stipulato un protocollo valido fino al 31 gennaio per una campagna capillare di test rapidi. –

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