Tesoretto di 190 milioni per la Regione Fvg

TRIESTE. Centonovanta milioni risparmiati per il Friuli Venezia Giulia. L’annuncio arriva in coda a una nuova polemica sui rapporti finanziari tra Roma e Regione autonoma, che ha animato l’inizio della discussione della manovra d’assestamento in consiglio regionale. Da una parte l’opposizione di centrodestra a lanciare l’allarme sulla necessità di rinnovare il patto Padoan-Serracchiani, scaduto a giugno e valido solo fino alla fine dell’anno. Dall’altra l’assessore alle Finanze, Francesco Peroni, a ribattere alle accuse di immobilismo con la rivendicazione di 190 milioni ottenuti dal Fvg per il biennio 2017-2018, grazie alla risoluzione di un contenzioso che all’inizio dell’anno aveva visto scatenarsi scintille fra Stato e Regioni speciali. Peroni afferma che «la giunta non ha omesso di vigilare sulle proprie prerogative finanziare, tutelandole da ulteriori tagli». L’assessore cita al proposito la decisione del governo di sollevare «le Regioni autonome dagli oneri originariamente previsti dalla legge di stabilità nazionale per il 2016. La nostra Regione, che quel taglio aveva impugnato davanti alla Corte costituzionale, ha portato quindi a casa 70 milioni per il 2017 e altri 120 sul 2018, altrimenti destinati a gravare come nuovo onere sui propri bilanci».
Il risultato è politico, con la scelta dello Stato di non arrivare a contenzioso, preferendo sgomberare il campo dalle discordie cominciate a febbraio, quando era emerso che Roma avrebbe chiesto nel 2017 al Fvg un’ottantina di milioni per contribuire alla tenuta dei conti pubblici. Un taglio ai trasferimenti cui la Regione aveva opposto il suo no, rivendicando la necessità di subordinare i rapporti finanziari ad accordi precisi e non a «sussulti unilaterali», come li aveva definiti Peroni. Fvg e Sardegna avevano per questo rifiutato di partecipare al contributo pluriennale da 2,7 miliardi fissato dal governo per tenere in ordine la spesa: l’ultima tranche di tagli che hanno superato 8 miliardi in un triennio. La tesi era che quel ragionamento, nel caso delle speciali, doveva essere inserito in un accordo bilaterale fra Roma e ogni singola Regione.
La notizia arriva in replica alla conferenza stampa indetta da Alessandro Colautti (Ap) e Renzo Tondo (Ar), in cui i due esponenti del centrodestra chiedono di stringere entro l’anno il nuovo accordo finanziario con lo Stato. Secondo Colautti, «la questione della certezza finanziaria è seria: bisogna firmare il patto prima della campagna elettorale o sarà difficile: rischiamo di entrare in una fase di incertezza». Tondo sottolinea che «quando mancano gli accordi vige la legge del più forte ed è quella dello Stato sulla Regione». Peroni non vede però rischi: «La giunta non assiste inerte. Siamo al lavoro da mesi nella costruzione di un nuovo sistema di rapporti finanziari con lo Stato».
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