Tesi copiata, bufera sul presidente magiaro
BELGRADO. Plagiare buona parte della propria tesi di dottorato. Venire smascherati dalla stampa. Negare l’evidenza. Superare poi la verifica di una commissione di esperti, che certifica che di copiatura si tratta. Ma che la colpa è di chi non ha controllato con cura l’opera incriminata, non certo dell’autore. Autore che è niente di meno che l’attuale presidente della Repubblica ungherese, Pal Schmitt. Ha dell’incredibile la goffa storia che da mesi sta facendo discutere l’Ungheria, storia di cui è protagonista la più alta carica dello Stato. A gennaio, Schmitt, ex campione di scherma e uomo vicinissimo al premier Viktor Orban, era stato messo all’indice dal settimanale magiaro “Hvg”. L’accusa: la «gran parte della tesi di dottorato» scritta nel 1992 da Schmitt, argomento le Olimpiadi, sarebbe stata nient’altro che «una traduzione parola per parola» di un’opera del 1980 di uno studioso bulgaro di sport, Nikolai Georgiev. Subito dopo, il secondo fendente, questa volta sferrato dal portale d’informazione “Index”. Altre 17 pagine della tesi del politico magiaro sarebbero state «tradotte passo dopo passo» da un’analisi del professore tedesco Klaus Heinemann. In totale, delle 215 pagine del lavoro di Schmitt, ben 180 sono “sospette”, la conclusione dei due organi di stampa di Budapest. Schmitt ha sempre rigettato le accuse. Assicurando di aver solo riutilizzato parte di lavori a quattro mani compiuti prima del ’92 con Georgiev e Heinemann. Quest’ultimo lo ha smentito personalmente, mentre la figlia di Georgiev – deceduto sette anni fa -, ha asserito che il padre non aveva mai conosciuto Schmitt. Martedì scorso, il colpo di scena. Una commissione investigativa dell’università “Semmelweis”, la stessa che conferì il diploma di dottorato al Presidente, ha scagionato Schmitt. Certo, il lavoro dello sportivo-politico contiene «una quantità inusuale di passi tradotti», hanno confermato gli accademici. Nel riassumere le conclusioni delle indagini, il “panel” di esperti ha evidenziato che 180 pagine della tesi di Schmitt erano «parzialmente identiche» ad altri scritti, mentre 17 erano «completamente identiche», e la poco tecnicamente corretta bibliografia era frutto di «errori formali». In ogni caso, «i membri della commissione» che 20 anni fa lessero l’opera «avrebbero dovuto accorgersene». Colpa loro, dunque. Ma proprio ieri sera l’ateneo ha revocato il dottorato a Schmitt. Caso chiuso quindi dal punto di vista accademico. Non certo da quello politico. Anche se il Presidente ha dichiarato all’agenzia magiara Mti di non aver pensato «neppure per un attimo» a dimettersi, un sondaggio Ipsos segnala che la fiducia dei cittadini ungheresi nei suoi confronti è letteralmente crollata. Oggi è al 30 per cento, -19% dal giugno 2010. Un diciannove per cento forse composto anche da ex studenti che hanno molto sudato e poco copiato per conseguire un dottorato. (s.g)
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