Teseco: terminal traghetti bloccato dalla Regione

La società toscana che ha ottenuto in concessione l’area dell’ex Aquila accusa le istituzioni di voler proseguire nel contenzioso davanti ai giudici

«Vogliamo riagganciare Trieste al mondo, ma le istituzioni rispondono alle nostre richieste con un silenzio che sembra preludere alla ripresa delle ostilità nei nostri confronti». L’ingegner Gualtiero Masini è presidente e amministratore delegato di Teseco, la società toscana che il 23 settembre ha sottoscritto con l’Autorità portuale la concessione per realizzare nell’area dell’ex Aquila, in parte demaniale e in parte di proprietà, un avveniristico terminal traghetti con un investimento previsto di 90 milioni di euro. Eppure il progetto non decolla.

Lasorte Trieste 29/10/14 - Il Piccolo, Forum, Teseco
Lasorte Trieste 29/10/14 - Il Piccolo, Forum, Teseco

Il 24 marzo avete vinto la causa al Tar contro Ezit e Regione, un mese fa avete firmato la concessione, dunque finalmente la strada è spianata?

Stiamo offrendo un’opportunità di dialogo a istituzioni, enti e soggetti privati. Cosa troviamo invece dall’altra parte? Il silenzio. Questo ci preoccupa e ci fa pensare che si proseguirà ancora con le ostilità, con un ennesimo contenzioso.

A che contenzioso fa riferimento?

A un ulteriore ricorso e le conseguenze sarebbero imprevedibili. L’Ezit è l’unico ente che ha risposto alle nostre ultime sollecitazioni.

Inoltrate dopo aver firmato la concessione?

Esattamente, la nostra non è una volata dell’ultimo miglio. Le prime richieste di concessione sono di cinque anni fa. Nel luglio 2013 il parere favorevole del Comitato, la concessione solo un mese fa.

Esiste l’appello della Regione al Consiglio di Stato?

È quanto temiamo perché è possibile farlo sei mesi dopo la notifica della prima sentenza, più il mese e mezzo delle ferie.

Nel ricorso si dice abbiate comprato i terreni a un euro al metro quadrato. Corrisponde al vero?

Fosse così, a questo forum ci sarei arrivato con il mio elicottero dopo aver già chiuso a questo punto l’operazione-Trieste. L’acquisizione è avvenuta dal privato non dal pubblico, da Aquila e Silone partecipate da Edison e Shell. Il venditore privato ha bandito una gara e le nostre proposte tecniche ed economiche sono state considerate valide. Alla fine siamo rimasti solo noi e l’americana Foster wheeler e il nostro progetto è stato considerato il migliore perchè prevede una vera riqualificazione in equilibrio finanziario. Il costo per noi c’è stato e decisamente alto. Tant’è che all’inizio nessuna banca italiana voleva infilarsi in questo progetto, è stato il mondo estero ad affiancarci: un fondo americano ci dette per primo una mano, mandarono i loro tecnici dall’America esaminarono progetti e crearono la prima leva finanziaria che ci fece partire. Dunque i terreni non furono certo un regalo, bensì una conquista.

L’investimento previsto per il terminal traghetti è di 90 milioni, ma come verrà montata la struttura finanziaria?

Attraverso un equity, attraverso la partecipazione di soggetti con cui abbiamo già un dialogo, fondi esteri anche del Medio Oriente. Ma nella scelta ci siamo fatti accompagnare da società internazionali di altissimo livello per evitare errori facili da fare quando si incontrano certi personaggi, per avere disco verde. L’equity servirà come leva per il finanziamento successivo. I costruttori verranno dopo e saranno fornitori e non soci perchè se sono soci i prezzi li fanno loro.

Sono state identificate le banche che entreranno nell’operazione?

Non ancora e comunque difficilmente saranno banche italiane.

Si torna al punto: per far partire del progetto serve un nuovo Accordo di programma con enti e istituzioni?

Esattamente. E noi cerchiamo il dialogo, vogliamo mettere il passato in un cassetto, avere il tavolo pulito, discutere serenamente opportunità che offriamo e che sono evidenti. Se il tavolo si riapre, significa in cinque o sei anni il terminal è pronto, ma i primi traffici possono già partire in tre anni, ma se non c’è un’accelerazione i tempi slittano. Noi continuiamo a dire: resettiamo tutto, abbiamo fatto tante proposte, ma il silenzio delle istituzioni rimane.

Chi frena il progetto?

È da tempo che mi chiedo anch’io chi frena il nostro progetto, a chi giova bloccarci. Non so darmi una risposta netta. Di certo i ricorsi bloccano il nostro cammino, potremmo chiedere i danni. Ce ne chiedono per 156 milioni: 78 la Regione e 78 l’Ezit. È pura follia.

Ma cosa vi contestano?

Di aver disatteso l’Accordo di programma, ma i giudici del Tar hanno sentenziato che non è vero. Così si chiude la sentenza a noi favorevole: «inadempimento non imputabile alla ditta privata, ma a eventi indipendenti dalla sua volontà». Forse temevano che facessimo la prima parte delle bonifica e poi scappassimo con i soldi: pura follia. Allo stesso modo potremmo chiederci: perché ora la Commissione europea mette in dicsussione rilascio di alcune comncession da parte dell’Autorità portuale di Trieste, tra cui la nostra? Dovrebbe acquisire tutte le informazioni prima di produrre questo atto di terrorismo.

Prima avete subito il ricorso con due gradi di giudizio anche da parte del terminalista Samer.

Al limite l’interesse dei concorrenti posso capirlo, anche se potrei replicare che se avevi anche tu questa stessa idea potevi tirarla fuori. Alla fine però abbiamo avuto ragione, perché loro sono stati consigliati male. Oltretutto la prima persona a cui avevamo chiesto: ti interessa entrare in società?, prima del ricorso, è stato proprio Samer.

Poi cosa è successo?

Ci siamo imbattuti nella vischiosità del sistema, ma soprattutto in quel moloch che è la Regione. Al nostro ultimo appello fatto dopo aver vinto la causa al Tar ha risposto solo l’Ezit tramite un presidente scaduto.

Sta dunque lanciando un ultimatum?

C’era ancora il governatore Illy quando dissi: o si firma qualcosa o me ne torno a Firenze. Oggi siamo tornati allo stesso livello: potrei tornarmene a Firenze e lasciare tutto agli avvocati. Un nuovo contenzioso significherebbe bloccare tutto di nuovo, noi non abbiamo il pozzo di San Patrizio e nemmeno la polvere sotto il tappeto. Temo che il mio antenato Magellano mi direbbe: puntando su Trieste, hai sbagliato rotta.

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