Terzoni è stato ucciso da una granata. Un arsenale nella villa
Il bidello dilaniato da un ordigno che stava maneggiando Il materiale scoperto nel garage sarà stoccato e fatto brillare

Lasorte Trieste 17/03/18 - Trebiciano, Villa, Scoppio
TRIESTE Dario Terzoni è stato ucciso da una granata da mortaio. Un residuato bellico della Prima guerra mondiale. Lo scoppio gli ha amputato il braccio sinistro, dilaniando il resto del corpo. Le schegge che gli artificieri dell’esercito e della polizia hanno rintracciato ieri durante l’ispezione nel garage della villa di Trebiciano sono compatibili con un modello di medio calibro di circa 50 centimetri di altezza e 10 di diametro. Era questo che teneva in casa la vittima. Una vera e propria bomba inesplosa. Trovata chissà dove o proveniente da scambi tra collezionisti.
Il cinquantunenne, appassionato di attrezzatura militare storica, stava maneggiando l’ordigno: secondo le ricostruzioni degli artificieri, tentava di aprirlo. Si presume che gli sia scoppiato in mano toccando un innesco. Terzoni, abile nei lavori manuali ed esperto di ordigni da guerra, potrebbe aver usato un trapano o una flex: le scintille, a contatto con la polvere da sparo, avrebbero causato lo scoppio dilaniando l’uomo e provocando l’incendio. Accadono così gli incidenti dei collezionisti quando manipolano residuati bellici pericolosi.
Ma gli artificieri, nel lungo sopralluogo di ieri, si sono imbattuti in ben altro: non solo i pezzi della bomba esplosa tra le mani del cinquantunenne, ma pure 3 granate, di cui due di artiglieria e una di medio calibro, una bomba a mano tedesca, una bomba di mortaio inglese da 1 pollice, 42 munizioni di armi portatili di vario calibro. Materiale della Prima guerra mondiale che è stato portato fuori dall’abitazione. Sarà stoccato e fatto brillare in un’area ad hoc.
Oltre agli artificieri della polizia di Stato, ieri erano presenti anche i colleghi dell’esercito: gli artificieri del Terzo Reggimento Guastatori di Udine, l’organo preposto per la bonifica degli esplosivi nel Triveneto.
La villa di Trebiciano ieri era un continuo via vai di mezzi militari e di soccorso, tra cui due ambulanze e un’auto medica, pronte a intervenire in caso di emergenza. Una misura precauzionale disposta dalle forze dell’ordine per affiancare gli specialisti durante il prelievo delle bombe scoperte nel garage. La stradina sterrata che conduce nella casa della vittima è stata sbarrata da una pattuglia di agenti della Questura. L’accesso era vietato per buona parte della giornata.
Sul posto, ieri, pure la polizia scientifica e il pubblico ministero Massimo De Bortoli che coordina le indagini. I resti del cadavere sono stati portati via già nel corso della mattinata.
Ma le bombe, le granate e i proiettili elencati sono spuntati dalla villa setacciando soltanto il garage; non si esclude che il cinquantunenne custodisse residuati e attrezzatura bellica anche in altre parti della casa. Le ricerche dei prossimi giorni potrebbero estendersi quindi al resto dell’abitazione. I vigili del fuoco hanno puntellato l’intero edificio, così da metterlo in sicurezza, arginare il pericolo di crolli strutturali e consentire le operazioni.
L’ipotesi di imbattersi in ulteriori residuati bellici si basa sui racconti dei conoscenti della vittima: Dario Terzoni, di professione bidello in una scuola elementare (la “Julius Kugy” di Banne), era un appassionato di oggettistica militare. Da decenni. Frequentava mercatini, fiere e mostre, collezionando attrezzatura di vario genere che probabilmente conservava in casa. Andrà appurato non appena l’edificio sarà dichiarato fuori pericolo.
Ma quella di venerdì è stata una disgrazia che poteva culminare in una strage: la squadra di vigili del fuoco è entrata nel garage della villa di Trebiciano pensando di dover spegnere le fiamme causate dallo scoppio di una bombola di gas. Invece, nonostante il fumo e il fuoco, si è presto accorta della presenza di alcune bombe sistemate all’interno del box. L’elevata temperatura dell’aria, causata dall’incendio, rischiava di far deflagrare tutti gli ordigni. I pompieri, come si può immaginare, avrebbero potuto rimetterci la vita. Sarebbe esplosa tutta la casa, creando un cratere attorno al giardino con possibili conseguenze per le abitazioni vicine.
Gli ordigni sono stati portati immediatamente all’esterno dell’abitazione e raffreddati con l’acqua; un rischio pure questo: lo sbalzo termico poteva innescare un ulteriore botto. Ma ci sono volute molte ore per stabilizzare la miscela esplosiva dei residuati, esposti alle temperature del rogo.

Trebiciano in queste ore è sotto choc. In paese tutti conoscevano Dario e la sua famiglia. Alcuni erano al corrente di quella sua strana passione per tutto ciò che ha a che fare con la Prima e la Seconda guerra mondiale. Divise, elmetti, mostrine, veicoli, manuali, attrezzi, armi e proiettili. Fino ad arrivare alle bombe. Roba fatta girare illegalmente tra i collezionisti, magari rinvenuta in Carso, nell’Isonzo o proveniente da altri Paesi. Dario Terzoni sapeva maneggiare e disinnescare gli ordigni, ne conosceva la tecnologia e la chimica. Si fidava della propria esperienza, come tanti altri amatori del genere. Venerdì mattina, nel suo garage, è stato un attimo.
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