Terziario, giù ricavi e posti. Solo il turismo viaggia bene
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Ricavi ancora in flessione nel 37,5% dei casi. Del 31% la percentuale delle aziende che ha dovuto ridurre il numero di addetti. Due dati che, già da soli, confermano le grandi difficoltà del terziario triestino anche nel terzo trimestre dell’anno in corso. Lo dice l’indagine sull’andamento economico delle imprese del settore effettuata da Format Research srl, su input di Confcommercio.
Solamente l’1% degli intervistati ha spiegato di aver incrementato la propria forza lavoro nel periodo fra luglio e settembre scorsi: il dato è lo stesso dell’intervallo aprile-giugno. Era andata meglio all’inizio del 2014 (2%) e ancora di più nella fase centrale del 2013 (4,4% nel secondo trimestre e 4% in quello successivo). Il 31% in diminuzione dell’ultima rilevazione è, di contro, il punto peggiore da oltre un anno a questa parte. Non certo confortante, dunque.
Della situazione generale risente la fiducia degli operatori del settore, sia guardando allo stato economico del Paese sia analizzando quello specifico della propria attività: a ritenere che le cose siano peggiorate, rispettivamente, il 48,6% e il 32% degli interpellati.
Una sofferenza più marcata, sul versante dei ricavi, si evidenzia nelle realtà economiche di piccole dimensioni (da uno a nove addetti): per il 53,8% le cose sono andate in peggioramento. Le aziende con oltre 49 dipendenti hanno retto maggiormente: problemi e meno denaro in entrata nel 23,3% dei casi. Guardando alla fotografia per attività, il 45,7% di quelle dei servizi ha palesato una flessione, a seguire ingrosso (38,6%), commercio al dettaglio (35,6%) e turismo (4,6%). Ed è proprio in ambito turistico che si è riscontrato un andamento del tutto opposto: per il 39,9% fra agenzie e tour operator, infatti, gli affari sono andati meglio. Il focus per territorio: la provincia triestina è più in affanno rispetto al gruppo di imprese che hanno sede nella “giurisdizione” del Comune di Trieste, dove ha incassato meno il 27,6% degli intervistati mentre il dato ha detto 43,9% tra gli operatori dei Comuni minori.
Confcommercio prova a dettare alcune linee guida per il rilancio: «Crediamo che le imprese debbano potenziare i loro punti di forza, per affrontare al meglio questo momento complicato e cogliere le opportunità che offre - osserva Pietro Farina, direttore generale di Confcommercio Trieste -. La formazione continua, di imprenditori e collaboratori, è una delle chiavi per garantire sviluppo e sostenibilità delle imprese nel tempo». E qui, Farina snocciola i numeri: «Solo nel periodo da luglio a oggi, inclusa una pausa in agosto, abbiamo organizzato 101 corsi con 1086 partecipanti». L’associazione di categoria sta anche «puntando molto sull’utilizzo dei social network nella comunicazione e nella vendita», nel segno della ricerca di efficacia e sintesi assieme.
Sensibilmente aumentata nel terzo trimestre dell’anno - nel confronto con i tre mesi fra aprile e giugno - la percentuale degli imprenditori che hanno registrato un peggioramento nei prezzi praticati loro dai fornitori (indicatore che riflette l’attuale quadro del comparto nazionale): 21,7% a fronte del precedente 15,9%. C’è però da dire che, posto un 70,3% che ritiene la specifica situazione immutata, vi è anche un 8% che ha visto dei progressi, delle proposte economicamente più vantaggiose. E proprio questo 8% non era stato mai nemmeno sfiorato nei cinque trimestri precedenti.
Più ricorrenti, infine, i casi di dilatazione nei tempi di pagamento dei clienti: peggiorati per il 31,6% mentre nella seconda fetta del 2014 ci si era fermati al 30,2%. «Stiamo informando e assistendo molte imprese - riprende Farina - per cogliere le opportunità formative e di tirocini nelle aziende del Piano integrato di Politiche per l’occupazione e per il lavoro della Regione. Uno strumento che ha notevoli potenzialità e vantaggi per le imprese che hanno bisogno di personale».
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