Terrorismo: Zagabria blindata per il vertice con il vice di Obama
ZAGABRIA. Una trentina di strade precluse alla sosta, 5mila poliziotti dispiegati, decine di cecchini sugli edifici e l’area attorno all’hotel Westin completamente blindata. Sono queste le precauzioni prese dal ministero dell’Interno croato in vista del vertice regionale che si terrà oggi a Zagabria, secondo quanto riportato dal quotidiano Jutarnji List.
Delle misure d’eccezione per assicurare il massimo livello di sicurezza possibile alle quindici delegazioni internazionali attese nella capitale croata per quest’appuntamento del cosiddetto processo “Brdo-Brijuni”, che riunisce regolarmente i Paesi dell’ex Jugoslavia e l’Albania.
A differenza dei precedenti incontri a Budva in Montenegro o a Dubrovnik, quello di Zagabria si tiene in un clima di alta tensione, sia per i recenti attentati a Parigi sia per la presenza, straordinaria, del vice-presidente americano Joe Biden, «il più alto rappresentante di Washington ad essersi recato in Croazia dopo l’elezione di Barack Obama», come precisa Novi List.
L’arrivo dell’Air Force Two all’aeroporto di Zagabria è il segno che «gli Stati Uniti siedono di nuovo attorno al tavolo» vent’anni dopo la fine della guerra nei Balcani, ha assicurato una fonte interna alla presidenza croata al quotidiano di Fiume. Per l’ufficio della capo di stato Kolinda Grabar-Kitarovic, la presenza di Biden, che arriverà in mattinata e ripartirà già a incontro finito, significa che Washington è «cosciente delle sfide a cui fa fronte il Sud-Est europeo» e desidera intervenire.
Delle problematiche, analizza Novi List, che «passate in secondo piano a causa della crisi dei rifugiati», ma che non per questo sono state risolte: dal processo di adesione alla Nato del Montenegro, scosso dalle recenti proteste anti-governative, ai rapporti tra Serbia e Kosovo, tuttora più che delicati, passando per l’instabilità politica della Macedonia e la daytoniana paralisi istituzionale bosniaca. In cima all’ordine del giorno, tuttavia, figurerà immancabilmente la gestione del flusso migratorio che continua ad attraversare la “rotta dei Balcani”.
Oltre al numero due americano, a Zagabria arriverà infatti anche il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, che nei giorni scorsi si è recato in Macedonia, Bosnia-Erzegovina e Serbia proprio per assicurare il sostegno dell’Ue agli stati della penisola. «Chiederò a tutti i leaders europei di appoggiare i paesi dei Balcani occidentali che sono in prima linea in questa crisi», ha dichiarato Tusk a Belgrado, definendo questo aiuto «necessario, se si vuole davvero salvare Schengen».
Con il presidente del Consiglio europeo, così come con Biden, Kolinda Grabar-Kitarovic ha già messo in agenda un incontro bilaterale nella giornata di oggi, mentre un terzo meeting a porte chiuse è previsto con il capo di stato austriaco Heinz Fischer, anch’esso tra gli invitati del vertice Brdo-Brijuni.
Stando a quanto riportato dal quotidiano zagabrese Jutarnji List, nessun colloquio privato è invece stato organizzato con il presidente serbo Tomislav Nikolic, e ciò malgrado il fatto che quest’ultimo effettui «la sua prima visita in Croazia dalla sua elezione nel 2012», come commenta da Belgrado “Blic”.
Riguardo alla gestione dei rifugiati, la posizione della Serbia si è allineata a quella di Slovenia e Croazia, respingendo alla frontiera qualsiasi cittadino non proveniente da Siria, Afghanistan e Iraq, indipendentemente dal motivo del suo spostamento. Questa decisione, adottata anche dalle autorità macedoni, sta bloccando centinaia di persone nel limbo dei Balcani e facendo infervorare le associazioni per la difesa dei Diritti dell’Uomo.
A Zagabria, le Ong riunitesi attorno all’iniziativa “Benvenuti”, che ha assistito i rifugiati nei mesi scorsi, hanno tentato ieri di lanciare un messaggio alla vigilia del vertice scrivendo su un tetto della capitale croata la frase: «Aprite le frontiere per tutti». Qualche ora più tardi, però, la polizia è intervenuta cancellando la scritta. Sécurité oblige.
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