Terrorismo, in Fvg un esercito di occhi elettronici
TRIESTE. «La coperta è corta». I militari dell’Esercito per ora non saranno impiegati nella sorveglianza del parco serbatoi della Siot, a San Dorligo della Valle. Ma in compenso verrà “schierato” un esercito di telecamere per monitorare i punti caldi dell’intero territorio provinciale.
Al termine della riunione tecnica di coordinamento delle forze dell’ordine, che a Trieste ha riunito in Prefettura i vertici provinciali di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di frontiera terrestre e marittima, non sono emerse novità sostanziali quanto alla sorveglianza dei possibili obiettivi, siti che potrebbero finire nel mirino dei terroristi di matrice islamica. Alla luce degli ultimi accadimenti «abbiamo rivisto l’elenco degli obiettivi sensibili – spiega il prefetto di Trieste Francesca Adelaide Garufi - , quelli che avevamo già individuato in passato. Riteniamo ancora valida la precedente mappatura, così come appaiono adeguati i dispositivi di sicurezza attualmente adottati».
Le recenti stragi terroristiche hanno sicuramente alzato il livello di attenzione anche in Italia, dopo che erano state già prese delle precauzioni a seguito della carneficina compiuta nella redazione parigina del giornale satirico Charlie Hebdo. Al momento non vi sono particolari elementi che facciano pensare che Trieste e l’intera regione siano più a rischio di altre aree, «ma non è comunque nostra intenzione sottovalutare la questione e lasciarci sfuggire delle eventuali zone d’ombra». Se l’attività di monitoraggio del territorio è inevitabilmente aumentata, la tecnologia può diventare l’arma in più a disposizione delle forze di polizia. «Abbiamo verificato – prosegue Garufi – che nell’intera area della stazione ferroviaria è attivo da poco un nuovissimo impianto di videosorveglianza, che può contare su una sessantina di telecamere».
Lo scalo ferroviario, al pari di quello marittimo, è un punto sul quale si sta concentrando l’attenzione degli investigatori. E proprio nell’area portuale vi sono numerosi occhi elettronici che potrebbero tornare utili alla causa. «Questi dispositivi non “dialogano” con le forze dell’ordine – così il prefetto - . Va messa a sistema tutta la videosorveglianza dello scalo, in modo da poter incrociare le immagini con l’enorme mole di dati di cui disponiamo. Per questo ci riserviamo nelle prossime settimane di effettuare delle riunioni tecniche con l’Autorità portuale, al fine di incrementare la sorveglianza dei varchi e dei flussi di persone che si muovono nell’intera area».
Ancora niente da fare, invece, per quanto riguarda l’impiego dei militari attorno alla Siot. Il prefetto Garufi ha già inviato in passato la richiesta affinché venga assegnata la copertura della zona all’Esercito, in modo da sgravare il carico di lavoro delle forze di polizia. «Sono molti gli obiettivi sensibili sull’intero territorio nazionale – sottolinea Garufi – e le risorse sono quelle che sono. Ci sono eventi come l’Expo e il Giubileo che richiedono un’attenzione particolare». In un prossimo futuro potrebbero tornare utili le pattuglie miste italo-slovene, come già accade sulla linea di confine con l’Austria, «anche se il loro impiego è finalizzato al contrasto dell’immigrazione clandestina». Un aspetto, quest’ultimo, che non sembra impensierire troppo il commissario di governo: «I migranti vengono immediatamente identificati e affidati a specifiche strutture di accoglienza. Non destano preoccupazione sotto il profilo dell’antiterrorismo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo