Terrorismo, il Fvg alza la guardia: un centinaio nel mirino di Digos e Ros
TRIESTE. «Passate al setaccio tutti gli stranieri provenienti dai Paesi musulmani. Ma intensificate i controlli in particolare anche su cittadini nordafricani e balcanici regolari residenti o abitanti in città». È questa l’indicazione data dal Viminale ai responsabili delle Digos delle principali questure italiane, Trieste compresa, dopo gli attentati in Tunisia, Francia e Kuwait. Non la solita circolare: stavolta è vero allarme perché, come ha detto il ministro degli Interni Angelino Alfano, «nessun Paese è a rischio zero». Standard di attenzione più elevati e massima vigilanza agli obiettivi sensibili. Da Trieste a Lampedusa questori, carabinieri, finanzieri e tutti i capicentro dei servizi segreti sono stati allertati per fare “squadra”: l’indicazione è di non sottovalutare alcun segnale di pericolo. Perché anche il nostro Paese potrebbe essere obiettivo dei terroristi dell’Is. A Trieste, per la sorveglianza dell’area Siot è già stato chiesto l’intervento dei militari. E in tutto il Friuli Venezia Giulia sono un centinaio le persone “attenzionate” da Digos e Ros.
Il vertice Si apre dunque un nuovo fronte, una nuova emergenza. Mentre il viceministro Filippo Bubbico ha precisato che «il pericolo esiste, ma non bisogna alimentare un clima di paura» perché la macchina della sicurezza è al lavoro a pieno regime, il prefetto Francesca Adelaide Garufi ha convocato per stamani il Comitato ordine e sicurezza dedicato all’allarme terrorismo. «Segnali sul territorio al momento non ce ne sono», precisa il commissario di Governo, «ma sono comunque già state intensificate tutte le misure di vigilanza degli obiettivi sensibili in base alle disposizioni più recenti». E stamani «dovremo effettuare un’ulteriore messa a punto. I servizi di controllo dovranno essere più efficaci, più incisivi. Faremo qualcosa per elevare lo standard e la qualità».
Le persone La parola d'ordine resta «non drammatizzare». Ma intanto, come accennato, si rafforza l’attività di monitoraggio degli integralisti islamici e anche quella di altre persone in vari modi a essi collegate. Nomi, attività economiche e rapporti personali. Negli uffici della Digos saranno controllati nomi e indirizzi di stranieri originari dei Paesi nel mirino. Controlli e confronti: dati di permessi di soggiorno, visti d'ingresso, ma anche eventuali denunce o rapporti delle forze di polizia. A Trieste sono una trentina le persone “attenzionate” da Digos e Ros: musulmani che vivono in città, anche da tempo. Un numero che in tutta la regione sale a cento.
I siti E basta fare un giro per la città per accorgersi che il controllo da parte delle forze dell'ordine è sensibilmente aumentato. Lo si nota da piccoli particolari come lo stazionamento di auto-civetta e di poliziotti in borghese davanti alle sedi istituzionali, alla sinagoga di via San Francesco e alle rappresentanze consolari, quella francese in particolare. Tra i siti da tenere sotto controllo ci sono le strutture dell'acquedotto ad Aurisina, altri impianti idrici, la Silone - un’industria che opera all’interno del comprensorio dell'ex Aquila e che tratta prodotti petroliferi -, alcune strutture portuali, la linea ferroviaria, le stazioni dei treni e dei pullman con i depositi bagagli.
Perché sono proprio porti, stazioni e frontiere i luoghi che preoccupano di più l’intelligence. Lì infatti - commenta un investigatore - «i controlli sono più difficili, le auto imbarcate sulle navi non sempre vengono monitorate. Stessa cosa per stazioni ferroviarie e metropolitane dove sono stati, però, rafforzati i sistemi di sicurezza».
Il Porto Un’attenzione particolare spetta ora al porto di Trieste, che sarà monitorato secondo precisi protocolli operativi del tutto simili a quelli attivati in queste ore dagli altri scali adriatici collegati con la sponda dell’est, tra cui quello di Ancona. Ogni passeggero o marinaio cittadino di Paesi considerati a rischio in arrivo allo scalo sarà sottoposto a un vero e proprio “esame” che prevederebbe in certi casi addirittura quello delle impronte digitali.
E sono già partite verifiche minuziosissime sulle navi provenienti dalla Turchia. La banca dati che regolarmente viene utilizzata per scoprire i carichi di droga o sigarette di contrabbando ora viene impiegata dalla Finanza a tutto regime anche in chiave antiterroristica. I dati dei mezzi commerciali, delle società di spedizione e dei conducenti sono analizzati e incrociati anche con quelli provenienti dai servizi di intelligence.
L’area Siot Particolare l’attenzione all’area Siot, già obiettivo dell’attentato del 1972 rivendicato da Settembre nero. Lo stesso prefetto Garufi non nasconde di aver chiesto l’intervento dei militari per la sorveglianza. Lo ha fatto già qualche settimana fa, ma alla luce degli ultimi accadimenti la richiesta viene reiterata.
«Al momento - precisa il prefetto - non è ancora stato deciso nulla. Verranno individuati e valutati i possibili obiettivi a livello nazionale». La data dell’arrivo dei militari dell’Esercito a San Dorligo non è ancora stata stabilita. Ma certo è che bisogna far presto.
E c’è il fronte del confine terrestre, quello stesso dove pochi giorni fa stata individuata una giovanissima “sposa della Jihad”: era diretta in Siria per congiungersi al Califfato islamico. Dopo essere stata intercettata in un aeroporto francese mentre tentava d’imbarcarsi, per il suo secondo tentativo di “viaggio della fede” aveva scelto la via terrestre: Francia, Italia, poi in Romania e da lì, in Medio Oriente fino alla Siria.
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