Terrorismo, 3 fermi a Bari: "Progettavano attentati". In un cellulare una foto scattata a Trieste

Una foto di gruppo scattata a Trieste è stata trovata, assieme ad altre immagini scattate a Roma, Londra e Parigi e altre inneggianti la jihad, nella memoria dei uno smartphone dei tre afghani
Aslan Akhmazai, in una foto scattata il 15 novembre 2015 nel porto di Bari
Aslan Akhmazai, in una foto scattata il 15 novembre 2015 nel porto di Bari

TRIESTE C'è anche una foto di gruppo scattata a Trieste nella memoria del cellulare di uno dei tre cittadini di nazionalità afghana accusati di terrorismo internazionale dai Carabinieri del Nucleo Investigativo e del Ros di Bari: secondo le indagini, coordinate dalla Dda di Bari, i fermati progettavano attentati sia in Italia e che in Inghilterra.

Nei loro cellulari, come detto, sono state trovate immagini del Circo Massimo e del Colosseo, nonchè foto scattate a Londra, Parigi e in Grecia. E quello scatto di gruppo, sorridenti, a Trieste.

In particolare, in un dispositivo sono stati trovati materiali ideologici di odio antioccidentale, l’adesione all’ideologia talebana e all’utilizzo della violenza terroristica in Afghanistan, il richiamo a simboli occidentali da distruggere e l’adesione alla guerra santa e al martirio e forme di addestramento.

Secondo il decreto di fermo quindi, «sussistono plurimi, concreti e gravi indizi di colpevolezza, in particolare dalla lettura incrociata del materiale informatico e documentale e dagli altri atti di indagine risulta la sussistenza di una cellula operativa dotata di una struttura organizzativa con precisa divisione di ruoli, l’adesione ad una cellula operativa ispirata all’ideologia ed alla pratica del terrorismo religioso di matrice islamica, del quale sia risultata la volontà, di aspirare alla "guerra santa" ed al "martirio" la continuità e sistematicità dei collegamenti di natura organizzativa, anche attraverso la adesione a nuclei culturali che si rifanno all’integralismo religioso islamico; la connessione della "cellula militante" alla rete mondiale dell’Isis, dell’emirato islamico dell’Afghanistan e di Al Qaeda, con messa in pratica del terrorismo religioso islamico contro gli infedeli e i miscredenti, identificata nella Jihad, intesa dagli appartenenti all’associazione non come una guerra di difesa ma come una "guerra santa".

Altre due persone (un altro afghano e un pakistano) sono indagate - e sottoposte a fermo - per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

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