Terremoto nel Pd: Serracchiani e Grim si dimettono dalla segreteria nazionale e regionale

La decisione della governatrice annunciata "per senso di responsabilità nei confronti di tutta la comunità del partito. E' un atto che reputo‎ doveroso e improrogabile". Nel pomeriggio il passo indietro della segretaria del Fvg

TRIESTE La disfatta elettorale alle elezioni politiche del 4 marzo ha scatenato un vero e proprio terremoto all'interno del Pd regionale. Dopo l'annuncio, in mattinata, delle dimissioni di Debora Serracchiani dalla segreteria nazionale del Pd, nel pomeriggio è arrivato anche il passo indietro di Antonella Grim dalla segreteria regionale del Fvg.

"Alla luce del risultato delle elezioni, per senso di responsabilità nei confronti di tutta la comunità del partito, ho preso la decisione di dimettermi dalla Segreteria nazionale del Pd". Lo ha annunciato nella mattinata di martedì 6 marzo, Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia e ora eletta alla Camera dei Deputati nelle liste proporzionali.  "Oggi stesso - ha aggiunto - farò pervenire al segretario nazionale la lettera formale con cui comunico un atto che reputo‎ doveroso e improrogabile".

Nel pomeriggio è arrivato anche l'annuncio di Antonella Grim: "Ho deciso di dimettermi dalla carica di segretario regionale del Pd - ha detto durante una conferenza stampa, convocata questo pomeriggio a Trieste -. Ritengo corretto farmi carico personalmente di un segnale di responsabilità rispetto quanto accaduto» con le elezioni, ha spiegato. Si tratta di una decisione «irrevocabile» e di «una scelta personale», ma «il mio impegno in politica - ha assicurato - continua». Le dimissioni «verranno formalizzate venerdì in direzione convocata appositamente venerdì a Udine». Nel frattempo anche Francesco Russo aveva auspicato il passo indietro, scrivendo su Fb: "Mi assumo io la responsabilità di dire a voce alta quello che molti pensano: Grim faccia un passo indietro"

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Tornando a Serracchiani, già nella giornata di lunedì, dopo i risultati delle elezioni, la governatrice non aveva cercato scuse rispetto a quella che ha definito «una lezione durissima». Per la neoeletta, «il Pd e tutto il centrosinistra vengono messi di fronte a interrogativi decisivi e vitali. L’identità riformista e i risultati di governo non bastano più a intercettare milioni di persone e non riescono a rispondere ai loro bisogni. In tempi di incertezza e paura, non siamo stati un punto di riferimento. Da questa sconfitta bisogna ricostruire un'identità, una missione e un rapporto con interi strati di popolazione».

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