Terremoto in Croazia, scosse a quota 800. «Ricostruire subito o la gente se ne andrà»
/ ZAGABRIA L’orco c’è ancora e continua a far sentire i suoi boati. L’orco ha ucciso e lo farà di nuovo: ieri mattina dopo una notte di scosse minori se ne è avuta una di intensità 3,2, che ha portato a oltre 800 - ha detto il premier Andrej Plenković - le scosse registrate da fine dicembre. E così la gente di Petrinja, città epicentro del disastroso sisma in Croazia del 29 dicembre scorso, scappa via, lontano, chi da un parente a Zagabria, chi a Dubrovnik, chi dai figli emigrati in Germania per lavoro da un’area già economicamente povera. La situazione in tende e casupole allestite dalla protezione civile per gli sfollati è drammatica. Fa freddo, ha nevicato e di notte la temperatura tocca anche i -15. Il cibo nelle mense molto precarie è pessimo, la mensa da campo dell’Esercito appena giunta dagli Usa resta in deposito. Per questo meglio andare via dall’orco. Petrinja rischia di diventare una città fantasma. Lo sa bene il vulcanico sindaco Darinko Dumbović il quale, dopo aver accompagnato tra le macerie il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, inizia a declinare il verbo “ricostruire”.
«Ci sono 150 imprenditori che non vogliono andarsene - spiega - quindi diamoci da fare, dobbiamo garantire posti di lavoro se non vogliamo che tutti se ne vadano». Per il primo cittadino a Petrinja non servono più volontari che rimuovano le macerie, ora è il tempo dei professionisti, di geometri, ingegneri, muratori e ispettori dello Stato, per iniziare a costruire, consolidare le mura delle aziende, ridare le case agli sfollati. Certo non è il rigoroso dogma della ricostruzione del Friuli dopo il sisma del 1976: prima le fabbriche, poi le case, ultime le chiese, ma ci va molto vicino. Professionisti, precisa Dumbović che vanno pagati perché solo così si possono imporre precise scadenze di consegna dei lavori.
In tutta l’area interessata dal terremoto le case lesionate sono 33.602 e a oggi gli ispettori statali ne hanno visionate 15.647. E qui non solo il sindaco, ma anche lo Stato vuole fare le cose per bene, non come nella ricostruzione del dopoguerra con case fatte di mattoni forati nei muri portanti e, che con il sisma sono venute giù come fossero di cartapesta. E che l’impegno di Zagabria ci sia tutto lo dimostra l’iniziativa di “glasnost” voluta dal premier Plenković in persona, che ha deciso di rendere pubblici gli elenchi di quanti, ditte di costruzioni, ingegneri, architetti, geometri hanno messo le loro firme proprio su quella ricostruzione maledetta che ancora oggi, oltre all’odore di morte delle vittime del sisma, porta con sé un aspro profumo di corruzione e malaffare.
Intanto a Petrinja è partita la vaccinazione anti-Covid della popolazione locale, esposta ad accresciuti rischi di contagio: per questo nella zona sono state inviate tutte le 3.600 dosi della prima partita di vaccino Moderna arrivata in Croazia. Intanto Zagabria ringrazia i caschi blu della cultura italiani al lavoro nell’area, mentre il governo di Roma nel consiglio dei ministri di mercoledì sera ha approvato uno stanziamento di 2,3 milioni di euro per i terremotati di Petrinja. —
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