Terranova, tornano a vivere 1.700 animali nell’oasi dei Baradel VIDEO/FOTO

Nel centro di Terranova accolti 1700 animali feriti, abbandonati e maltrattati Dalla volpe che non può essere liberata all’iguana gettata in mezzo alla strada
Bonaventura Monfalcone-07.10.2015 Centro recupero avifauna-Terranova-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.10.2015 Centro recupero avifauna-Terranova-foto di Katia Bonaventura

SAN CANZIAN D’ISONZO. Sono oltre 1.700 gli animali selvatici accolti in poco più di nove mesi dal Centro di recupero della fauna selvatica della Provincia di Gorizia che da due anni si occupa anche di specie esotiche per decisione della Regione. Un numero che dà la misura di quanto il Centro, gestito da sempre da Damiano Baradel con il supporto della sua famiglia, oltre che degli uffici della Provincia e di quelli regionali, sia diventato un punto di riferimento. Anche per i singoli cittadini che, se si trovano alle prese con un animale in difficoltà, spesso lo portano direttamente nella struttura creata a Terranova, all’interno della proprietà agricola della famiglia Baradel.

A Terranova cure e amore per gli animali maltrattati

Per gli animali il Centro è davvero un punto d’approdo sicuro, per ripartire una volta curati o per rimanervi se l’imprinting umano è stato talmente forte da impedire un reinserimento in natura. C’è poi chi decide di farvi ritorno ogni giorno pur essendo libero, come il grande gabbiano reale accolto un paio d’anni fa. I simboli migliori della serenitàdegli animali accuditi da Baradel sono, però, forse Rufus, l’alano rimasto a Terranova, dopo esservi arrivato assieme a tanti altri cuccioli provenienti illegalmente dall’Est Europa e sequestrati dal Corpo forestale regionale, e Sara, la grande gru antigone, infastidita proprio solo dall’esuberanza di Rufus. Un cane di 60 chili che pensa, spesso, di averne molti di meno e vuole essere preso in braccio. A dare il benvenuto sul prato antistante l’abitazione principale ci sono anche due cigni: uno è arrivato molto piccolo da Grado, l’altro è stato accolto con una frattura, ma entrambe hanno deciso di fermarsi. Sara li guarda da lontano, come pure le due piccole gru coronate, nate nel centro, e che, quindi, seguono da vicino Baradel, che ha aiutato un esemplare a uscire dall’uovo.

All’interno della casa colonica troneggia invece il nuovo grande rettilario, dove stazionano, riscaldate dalle lampade, delle grandi iguane, mentre in alcune gabbie si stanno riprendendo dei pappagalli oggetto di sequestro o ritrovati dopo essere fuggiti dalle loro abitazioni. Solo in alcuni casi, come spiega Baradel, il proprietario è stato ritrovato. Anche se ora avere un centro unico di riferimento per la fauna selvatica agevola la possibilità di rintracciare il proprio animale. Sempre che i proprietari decidano di farsi avanti. Nessuno l’ha fatto per l’iguana ritrovata lo scorso anno a Romans, dov’era del resto stata abbandonata, o per il drago barbuto, animale originario del deserto australiano, pure abbandonato, ma a Pordenone. Tra gli animali più singolari accolti nel Centro c’è anche la specie di riccio africano, uno degli ospiti più anziani della struttura, dove è arrivato dal Parco di Miramare e che ha una decina d’anni, o alcune specie di tartarughe, pure originarie dell’Africa. Sono locali invece gli scoiattoli, i caprioli, la bellissima volpe che non ha potuto essere reintrodotta a differenza dei suoi fratelli, perché l’imprinting umano è stato tale da sconsigliare la liberazione. «Si avvicinerebbe troppo alle case - spiega Baradel - e quindi potrebbe essere eliminata, pensando che sia portatrice della rabbia silvestre».

Di ogni animale Baradel può raccontare la storia che, spesso, è fatta anche di maltrattamenti. Come quella della mucca e di uno dei due cavalli che hanno trovato un rifugio sicuro a Terranova, mentre l’altro cavallo, cieco, era destinato al macello. Tra 2013 e 2014 sono stati inoltre accolti 420 cani che, dopo la cura e i controlli sanitari e previo colloquio e verbale, sono stati in buona parte concessi in affidamento e custodia ai privati che ne hanno fatto richiesta. Come, alla fine, è accaduto per Rufus, l’alano che è uno dei cinque cani che vivono nel centro. Coccolati e con enormi spazi a disposizione.

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