Termovalorizzatore di Trieste, indagati tre dipendenti

L’ipotesi accusatoria a loro carico è di associazione a delinquere finalizzata a commettere furti aggravati. Si impossessavano di prodotti contraffatti destinati all’inceneritore

Associazione a delinquere finalizzata alla reiterata commissione di furti aggravati: questa è l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Trieste e che ora grava su tre persone, dipendenti dell’impianto triestino di smaltimento dei rifiuti.

L’operazione, avviata a 2013 e sviluppata in stretta sinergia dagli agenti della Polizia di Frontiera Marittima di Trieste con i colleghi del Gruppo della Guardia di Finanza, è scaturita dalla scoperta dell’insolita circolazione per la città di capi di abbigliamento e prodotti calzaturieri contraffatti, apparentemente troppo simili a quelli già sequestrati nel corso dei controlli doganali sviluppati nel porto cittadino.

Le successive indagini consentivano di individuare il coinvolgimento dei tre soggetti, tutti impiegati al termovalorizzazione ove, nel tempo, si era proceduto a dare esecuzione alla distruzione dei capi contraffatti, precedentemente confiscati. Da quanto emerso, infatti, i tre addetti, potendo agevolmente accedere alle aree operative dell’impianto, si impossessavano arbitrariamente di ingenti quantitativi di prodotti contraffatti, asportandoli dalla fossa dell’inceneritore. Attraverso attività di osservazione, controllo e pedinamento, le forze dell’ordine hanno così portato alla luce un vero e proprio sodalizio criminoso finalizzato al furto dei beni destinati alla distruzione.

Nei giorni scorsi, agenti della Frontiera Marittima e militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione alle perquisizioni personali, domiciliari e locali disposte dall’Autorità giudiziaria a carico dei tre, individuando ampie conferme del quadro delineato e sottoponendo “nuovamente” al sequestro numerosi capi di abbigliamento, calzature ed accessori vari (recanti noti marchi contraffatti, nazionali ed esteri, quali “Dolce e Gabbana”, “Lacoste”, “Emporio Armani”, “Louis Vuitton”, “Gucci”, “Burberry”, “Nike”) nella loro disponibilità e rinvenienti da illecite asportazioni.

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