Terminal traghetti all’ex Aquila, Teseco in crisi

Dipendenti in “cassa” e voci di amministrazione controllata. Ma il presidente dell’azienda toscana rassicura: «A Trieste andremo avanti»

TRIESTE «È vero, siamo in crisi e molti miei dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria a rotazione - ammette l’ingegner Gualtiero Masini, presidente e amministratore delegato di Teseco - ma il progetto di Trieste non subirà ritardi e tantomeno intoppi: faremo il terminal traghetti all’ex Aquila, poi venderemo la società concessionaria a un fondo straniero perché noi ci occupiamo di bonifiche e non di logistica, e questa è la prassi che seguiamo per qualsiasi intervento».

La cassa integrazione straordinaria è scattata il 28 ottobre e ha sostituito i contratti di solidarietà attivi dall’anno scorso. Copre per dodici mesi 174 lavoratori tra amministrativi e operai specializzati, la grande maggioranza dei quali impegnati nello stabilimento di Pisa. «Il nostro presidio a Trieste però lo manteniamo - assicura Masini - stiamo facendo le operazioni preliminari alle bonifiche».

Stefano Vendrame, direttore per l’area Nordest e punto di riferimento a Trieste, intanto è andato in pensione.

Negli ultimi giorni è girata anche la voce che la ditta sia stata sottoposta ad amministrazione controllata. È vero? «A questa domanda non rispondo - replica Masini - anzi, se continua a farmela, devo chiudere il telefono. I pm vengono a controllare i nostri conti, è tutto a posto. E ciò che è più importante è che i nostri progetti vanno avanti. Quale azienda non è andata in crisi in questi ultimi anni disgraziati? Abbiamo subito attacchi da vari fronti, anche a Trieste, ma non molliamo. Abbiamo vinto il ricorso al Tar contro l’Ezit e la Regione Friuli Venezia Giulia sul prezzo dei terreni, attendiamo l’appello del Consiglio di Stato e crediamo che avremo di nuovo ragione. Se il giudizio arrivasse presto ci aiuterebbe, ma la prosecuzione del nostro intervento non è vincolata a questo».

Secondo quanto riferisce il quotidiano Il Tirreno, il segretario della Fp-Cgil di Pisa Michele Orsi, ha rivelato nei giorni scorsi che «la Teseco ha espresso la volontà di trovare acquirenti o soci per far ripartire le attività aziendali, facendo riferimento anche a una possibile apertura di un concordato preventivo nel tentativo di salvaguardare la continuità aziendale. L’unica scelta concreta, per il momento, è stata però l’attivazione della cassa integrazione».

Teseco: terminal traghetti bloccato dalla Regione

La crisi generale, il rallentamento della produzione industriale, il calo delle bonifiche ambientali e «alcune scelte discutibili della direzione, tra le quali la realizzazione di un laboratorio di arte contemporanea», accusa il sindacato, hanno influito enormemente sulla produzione, facendo precipitare i fatturati dell’azienda, passati dai circa 70 milioni del 2010 ai 30 previsti nel 2015. Una crisi produttiva, economica e finanziaria sulla quale pesano anche i crediti che la Teseco vanta da tempo da amministrazioni locali e dall’Ilva di Taranto (oltre 3 milioni).

Le voci di forti difficoltà aziendali sono giunte all’orecchio del sindaco di Muggia Nerio Nesladek, dell’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia, del presidente dell’Interporto di Fernetti Giacomo Borruso, a vario titolo interessati all’operazione, ma nessuno ha oggi elementi per affermare che la realizzazione del terminal traghetti sia in pericolo. Non ne sa nulla nemmeno il segretario generale dell’Autorità portuale Mario Sommariva.

Il progetto di Teseco per l’area dell’ex Aquila, per la quale la società pisana ha ottenuto una concessione della durata di sessant’anni, prevede la realizzazione di un terminal multipurpose. Vi sarà spazio quindi non solo per gli ormeggi riservati alle navi ro-ro, con le relative aree di sosta per i Tir, ma anche per strutture destinate ad accogliere nuovi traffici. Secondo le previsioni di Teseco, già in una prima fase al futuro terminal dovrebbero fare scalo 700 navi all’anno. Il terminal creerà ovviamente nuovo lavoro, stimato in 170 dipendenti diretti e 400 nell'indotto. A quanto risulta è stata completata la demolizione dell’ex impianto bitumi, che presentava anche problemi di rimozione dell'amianto. Teseco avrebbe anche impostato i rapporti con il ministero dell’Ambiente circa l’effettuazione delle opere di bonifica, previa caratterizzazione e analisi del rischio, sui 62mila metri quadrati concessi dall’Autorità portuale nel settembre 2014.

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