Batteri oltre la soglia: alle Terme romane di Monfalcone in arrivo il super-sanificatore
Dalle ultime analisi sono emerse concentrazioni superiori ai limiti, «pur di poco». Necessaria una nuova attrezzatura. L’assessora Cisint: «Impianto al gestore a febbraio»
Quando precisamente riaprono le Terme romane? E perché l’attività accreditata al Sistema sanitario regionale, di cui si sono avvalse decine di migliaia di utenti nel tempo, ancora non è ripartita? Sono gli interrogativi che il cittadino si pone. Girate le due domande all’amministrazione – che è titolare dell’immobile, mentre la gestione dell’impianto riabilitativo è affidato a Terme del Friuli Venezia Giulia Srl – replica l’assessora alle Priorità strategiche Anna Cisint, affiancata dal dirigente dell’ufficio Opere pubbliche e Manutenzioni Enrico Englaro: l’attesa di mesi è stata dettata dalla «necessità di eseguire un ultimo intervento, teso sempre a migliorare la sicurezza, con l’inserimento di un dispositivo per la clorazione delle acque fredde che arriverà a breve». Dopo l’ultimo passaggio, il livello di sanificazione dell’impianto, per il Comune, sarà «paragonabile a quello di un ospedale, un unicum in Italia».
Si ipotizza che «a febbraio lo stabile sarà consegnato alla società per il riavvio delle prestazioni». La necessità è stata dettata dal fatto, riferisce sempre il Comune, che due differenti cicli di prelievo ai fini di verifica hanno evidenziato – nel «primo peraltro in misura maggiore rispetto al secondo» – il permanere di «cariche batteriche a un livello sopra la norma, pur di poco in alcuni casi».
Di qui la necessità di inserire, dopo la valutazione coi progettisti esterni incaricati della revisione, una nuova attrezzatura di sanificazione, già ordinata e in arrivo il 13 gennaio. «Subito dopo – spiega Cisint – faremo l’ultimo ciclo di prelievi, con l’accensione di tutto l’impianto. L’obiettivo è consegnare al gestore la struttura a inizio febbraio, con tutte le precisissime prescrizioni che, dopo quest’esperienza, andranno ottemperate». «Si tratta – aggiunge – di protocolli dettagliati, mirati a garantire la sicurezza così come stabilito da Direzione lavori e progettisti, in capo alla Prisma Srl». Rup, cioè responsabile unico del procedimento, Umberto Poles.
Ma cosa è avvenuto in questi ultimi mesi? Il 16 settembre il Comune ha ultimato la manutenzione straordinaria al polo riabilitativo del Lisert. In estrema sintesi, 700 metri lineari di condotte idriche sono state rivisitate e convertite in tubature a vista, mentre una centrale termica è stata rifatta ex novo con la sostituzione del generatore di calore.
Quindi il rifacimento completo dell’impianto idrico sanitario (compreso il cambio di tutte le rubinetterie e vasche) e l’adeguamento dei sistemi attraverso il contrasto e la prevenzione della formazione di colonie batteriche, “legionella pneumophila” compresa. Sistemate pure le porte e altre finiture. L’operazione imponente è stata supportata dal milione di euro stanziato d’urgenza dalla giunta Fedriga, di cui 678 mila euro destinati ai lavori in senso stretto. Fondi per rendere le Terme a prova anche delle caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua, così s’era spiegato.
Effettuata la riqualificazione, il protocollo ha richiesto una serie di cicli di analisi «a stabilimento però non in moto», come precisa Englaro, cioè funzionante nei vari dispositivi, ma non usato in via intensiva (con l’acqua cioè costantemente corrente) come invece avviene quando il polo è aperto. «Dopo che gli impianti idraulici e tecnici sono risultati perfetti nell’esercizio – spiega – si è passati alla fase delle analisi, che richiede mediamente una ventina di giorni tra prelievo e coltura».
«Il primo ciclo orientato alla sanificazione generale e alla salubrità delle acque, non focalizzato solo sulla legionella ma su tutti i batteri prescritti, è avvenuto dal 5 al 19 settembre: ha evidenziato che in alcuni punti, una decina, sussistevano ancora cariche batteriche miste». «Questo – precisa Englaro – in pochissimi punti di acqua stagnante e per lo più nell’acqua fredda».
Il protocollo prevede il prelievo su 23 punti di acqua calda e fredda. Un secondo ciclo si è svolto dal 21 ottobre al 5 novembre: i risultati, pervenuti ai primi di dicembre, hanno messo in luce «esiti differenti e di complessiva minore entità: tre punti di sforamento appena poco sopra il limite di sicurezza, due per la legionella». A quel punto, a fronte dell’ingente modifica degli impianti, di tutte le dotazioni di sanificazione assicurate, delle lampade uv acquistate è «emerso il dubbio che a innescare determinate condizioni possa influire la temperatura degli ambienti, dettata dal calore della fonte termale: tutto l’ambiente delle cantine è sui 30 gradi proprio per la sua vicinanza». Fonte peraltro, da precedente verifica, perfettamente regolare. Englaro lo spiega in parole povere: «L’acqua fredda, entrando in tubature a temperatura più elevata, può trovare in alcuni punti di fisiologica lieve stagnazione il contesto per una proliferazione». Di qui il rimedio studiato: la disinfezione stabile dei circuiti, ovvero la clorazione dell’acqua fredda. I dispositivi sono stati acquistati a Natale.—
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