Tergestea in crisi, la banchina alla Romani
La Tergestea molla anche la banchina e il magazzino in porto. Il 20 luglio la storica casa di spedizioni triestina che versa in grave crisi ha trasmesso un’istanza all’Autorità portuale in cui ha espresso la volontà di rinunciare alla concessione e ha chiesto che sia autorizzato il subingresso della società Romani spa che pressoché contemporaneamente a propria volta ha chiesto di poter subentrare «per sopravvenute esigenze organizzative legate al traffico di caffé crudo in grani attraverso il porto». Gli spazi in questione riguardano 1.709 metri quadrati di banchina antistanti il magazzino 58 che entra nella concessione per metà: 4.109 metri quadrati più un ufficio di 25 metri quadrati più piani di carico per altri 392 metri.
L’Autorità portuale però ha rilevato che esaminata la polizza fidejussoria costituita dalla stessa Tergestea riguardo agli obblighi che derivano dalla concessione «risulta ancora dovuto all’amministrazione l’importo di 75mila 807 euro.» Un debito che purtroppo non sembra essere l’unico accusato da Tergestea. La Romani nell’istanza presentata all’Authority si è però impegnata a versare questo importo e l’Autorità portuale ha sancito che l’autorizzazione al subingresso è condizionata alla corresponsione della somma. La delibera che certifica questa posizione è stata ieri approvata dal Comitato portuale.
Frattanto negli uffici di via Canalpiccolo sede della Tergestea la situazione si va facendo grottesca. Risulterebbe addirittura che sia stata tagliata la corrente elettrica mentre i dipendenti non hanno ricevuto né lo stipendio di giugno né la quattordicesima. (s.m.)
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