Terapie riabilitative al Csm Un’ottantina le borse lavoro

Emanuela Masseria
Sono un’ottantina le borse-lavoro terapeutico-riabilitive erogate, a marzo, dai Centri di salute mentale di Gorizia e Monfalcone. Per far fronte agli assegni legati ai suddetti progetti riabilitativi sono appena stati impegnati circa 17 mila euro.
L’iniziativa è finanziata dalla Legge regionale 22/2019 che prevede la più ampia valorizzazione dei sistemi integrati di assistenza alla persona con l’utilizzo di progetti personalizzati che tengano conto prioritariamente, oltre che delle cure terapeutiche, anche di altre possibilità per favorire il benessere fisico e mentale nelle persone assistite, oltre che la loro integrazione nella società. Vengono così avviate, in collaborazione tra varie realtà, proposte di domiciliarità o legate all’“abitare inclusivo”, strategie di apprendimento, espressività, affettività e socialità. Sono poi fondamentali i processi di accompagnamento alla formazione e al lavoro che hanno, tra i loro obiettivi, l’abilitazione della persona assistita con lo sviluppo delle sue potenzialità e capacità.
Le borse lavoro terapeutico-riabilitative rappresentano, in particolare, uno strumento indispensabile e necessario a favorire il recupero e la reintegrazione sociale e lavorativa delle persone in cura nei servizi psichiatrici territoriali. I casi a cui qui ci si riferisce sono stati individuati dalle strutture di riferimento nel territorio Isontino. Si tratta di 44 persone in contatto con il Centro di salute mentale di Monfalcone al quale spetta, complessivamente, un importo pari a 9.224 euro e di 40 persone seguite dal Csm di Gorizia, a cui andranno 8.053 euro.
Il provvedimento firmato dal responsabile del Dipartimento di salute mentale è illustrato in una recente determina con la quale si stanziano appunto i 17.277 euro necessari per le borse-lavoro. La somma si inserisce nel conto relativo ai contributi agli assistiti per attività socio-assistenziali, parte del bilancio 2020 dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi).
Sul territorio, oltre all’azienda sanitaria locale, negli ultimi anni ad occuparsi di salute mentale è stato anche il Gect Go, l’organismo europeo di cooperazione territoriale tra Gorizia, Nova Gorica e Sempeter Vrtojba. In quest’ambito transfrontaliero si stanno portando avanti iniziative che possano gestire l’utenza psichiatrica da entrambi i lati del confine. Tra Slovenia e Italia, comunque, ci sono diverse modalità per trattare e gestire le persone con disturbi mentali. In Italia, nel caso si parli di lavoro, ci si affida alle imprese sociali, in Slovenia ai centri di assistenza diurna.
Per quanto, comunque, obiettivi e finalità di cura siano comuni tra i due Paesi, in Italia la rete di assistenza psichiatrica è orientata al trattamento integrato in contesti non istituzionali, cercando di favorire il radicamento nel territorio locale. In Slovenia è invece importante che il trattamento psichiatrico venga attuato in un contesto istituzionale. Questo processo include l’integrazione di vari livelli di assistenza. In un unico centro confluiscono così network di servizi sanitari che consentono di fornire assistenza psichiatrica in modo continuativo. La graduale introduzione dell’assistenza psichiatrica di comunità in Slovenia sta riducendo le distanze tra terapia e contesto locale. –
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