Terapia intensiva vuota a Trieste: dimesso l’ultimo paziente. Adesioni in frenata per gli esami sierologici
TRIESTE La notizia attesa da giorni è arrivata ieri attorno all’ora di cena: l’ultimo paziente Covid positivo ancora ricoverato nella terapia intensiva di Cattinara è stato dimesso. Un dato simbolico, che non autorizza minimamente ad abbassare la guardia e a considerare vinta la battaglia contro il virus, ma che in ogni caso rincuora e dà morale.
❌❌❌ ULTIM'ORA #FVG, AGGIORNAMENTO IMPORTANTE ❌❌❌ 27/05/20, una data che resterà per sempre nella mia memoria! Nella terapia intensiva di #Cattinara a #TS non ci sono più pazienti #covid19! GRAZIE a tutti coloro che hanno lavorato per questo! pic.twitter.com/agiyqztrzC
— Riccardo Riccardi (@Riccardi_FVG) May 27, 2020
Meno brillanti invece ieri si sono rivelati i passaggi del test sierologico nazionale per la mappatura del coronavirus. Test che anche in Friuli Venezia Giulia è inciampato su problemi tecnici e perplessità del campione Istat: c’è chi non è a conoscenza dell’iniziativa, chi preferisce parlarne prima col medico di medicina generale, chi deve trovare una data in agenda. E così poco più di un terzo dei 600 contattati della regione tra lunedì e martedì ha preso appuntamento per l’esame.
Partenza spedita, invece, per il piano della Regione, l’indagine che verrà affidata alle strutture del privato accreditato: prima ancora della delibera di giunta di domani che definirà le modalità dell’operazione, è già stata sottoscritta una convenzione tra Confindustria Alto Adriatico e Casa di Cura San Giorgio di Pordenone. Michelangelo Agrusti, presidente dell’associazione che unisce gli industriali della Venezia Giulia e del Pordenonese, spiega che l’intesa consentirà da lunedì 1 giugno ai collaboratori delle imprese che hanno manifestato interesse a partecipare all’indagine di recarsi al San Giorgio per il prelievo: «Dalle nostre stime si tratta del 60% di industrie per un totale di 6mila lavoratori. Parliamo di un test validato da ministero della Salute e Istituto superiore della sanità che verrà effettuato direttamente in azienda».
Sul fronte del test sierologico nazionale ieri sono intanto iniziati i prelievi nei 21 laboratori individuati. Ma se lunedì l’adesione era stata descritta come massiccia dalla Croce Rossa, martedì le cose sono cambiate. Nei due giorni, il 37,5% del campione ha aderito allo screening. Un dato superiore al 25-30% medio nazionale, ma molto lontano dal 78% fissato come soglia minima per rendere valido il test. Gli aggiornamenti dell’operazione arrivano dalla presidente regionale della Cri Milena Cisilino: «Le risposte negative, che sommano il 15%, sono arrivate quasi tutte il secondo giorno. Lunedì ce n’erano state di meno ma, causa qualche intoppo sul portale ministeriale, con difficoltà di accesso e condivisione dei dati, le telefonate hanno avuto una finestra temporale più breve».
Quella di martedì è stata una giornata a regime, ma non è bastato per raggiungere gli 800 contatti del campione anticipatorio, il traguardo fissato per le prime 48 ore di un’iniziativa da completare in 12 giorni. A quota 600 la situazione è dunque di circa 220 cittadini che hanno già preso appuntamento per il prelievo (tutti i test saranno processati all’ospedale di Monfalcone, che eseguirà le analisi e trasmetterà i risultati con il supporto di Insiel e dell'Azienda regionale di coordinamento per la salute), una novantina che hanno detto «no, grazie» e quasi 300 che hanno preferito prendere tempo per pensarci.
Il motivo delle perplessità? Innanzitutto il numero di telefono da cui arrivano le chiamate, con un prefisso di Roma (06-55) non immediatamente riconoscibile come campagna sierologica: «In qualche caso risultava addirittura “spam” – spiega Cisilino – e dunque più di qualcuno ci informa di voler verificare che si tratti davvero di telefonate della Croce Rossa. Noi naturalmente lasciamo alle persone il tempo di maturare una decisione e poi richiamiamo. Qualche inattesa criticità? Probabilmente si sarebbe dovuto partire prima con l’informazione, in particolare sulla procedura adottata, ma contiamo di recuperare il gap. Di certo, viste le chiamate e anche le visite nelle nostre sedi di residenti che chiedono di essere sottoposti al test pur non essendo inseriti nel campione Istat, l’interesse della comunità c’è».
Possibile però salire in meno di due settimane dal 37,5% al 78%? Cisilino è ottimista: «I no secchi sono stati solo uno su sei, credo che ce la possiamo fare. Ma una proroga di uno-due giorni potrebbe forse essere utile». In Fvg sono stati individuati 7.900 residenti di 82 comuni (4 in provincia di Trieste, 10 in provincia di Gorizia) su un totale di 150.000 in Italia di 2.015 comuni. Anche oggi, domani e sabato, dalle 9 alle 18, la Cri regionale continuerà a contattare i cittadini indicati dall’Istat, cercando di mettere insieme quante più adesioni possibili.
Nell’attesa di avvicinarsi alla stima della diffusione del virus in Fvg, ci sono i numeri reali. Innanzitutto quelli dei ricoverati in terapia intensiva, scesi a zero appunto con l’ultimo paziente ricoverato a Cattinara, fanno sapere dalla Regione, dimesso e trasferito in un altro reparto dell’ospedale triestini. Ma ieri si sono contati anche 4 nuovi casi (-7 sul giorno precedente), che hanno aggiornato la conta dal 29 febbraio, il giorno del primo contagio, a 3.255, di cui 1.378 a Trieste (+1), 212 a Gorizia (+2), 981 a Udine, 684 a Pordenone (+1). Dopo due giorni senza vittime, ci sono però altre due persone decedute con tampone positivo al coronavirus (sono ora 331), entrambe di Trieste. I ricoverati in altri reparti scendono da 59 a 51, gli attualmente positivi sono 412 (-18), i totalmente guariti 2.512 (+20), i clinicamente guariti 55 (+1) e gli isolamenti domiciliari 304 (-11). —
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