Terapia intensiva: a Trieste tra una settimana il reparto Covid-19 pronto a Cattinara

Cantiere in corso al dodicesimo piano della torre medica. Saranno 39 i posti letto per i malati. Due milioni di lavori 
L'ospedale di Cattinara
L'ospedale di Cattinara

TRIESTE Sarà pronto tra una settimana esatta il nuovo reparto di Terapia intensiva Covid-19 di Cattinara, che l’Azienda sanitaria giuliano isontina sta allestendo in tutta fretta in uno dei piani della Torre medica sventrati durante le operazioni preliminari della mai iniziata ristrutturazione dell’ospedale. Uno sforzo organizzativo ed economico di non poco conto, visto che i lavori sono partiti il 15 marzo in un’area priva ormai di ogni impianto e che le opere affidate all’impresa Siram costeranno all’Asugi ben due milioni di euro. Ma in tempi di coronavirus non si fanno considerazioni di bilancio e i 39 nuovi letti di rianimazione serviranno come il pane in una regione che registrava ieri 54 pazienti in Terapia intensiva su 78 posti al momento disponibili.

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Il presidente Massimiliano Fedriga e il vicepresidente Riccardo Riccardi avevano annunciato un piano di ampliamento graduale della terapia intensiva per Covid-19 in due fasi: da 29 a 94 posti grazie ad apparecchiature già in possesso del Sistema sanitario regionale e da 94 a 155 in caso di nuove forniture di tecnologia da parte della gestione commissariale nazionale. Si tratta di quintuplicare i posti in terapia intensiva dedicati al coronavirus, mentre il resto della dotazione continua a servire i pazienti con altre patologie. Si è partiti a inizio emergenza con 7 posti a Cattinara, 12 a Udine e 10 a Pordenone. Si sta salendo verso i 94 (al momento siamo a 78): 15 per Cattinara, 16 a Gorizia, 30 a Udine, 21 a Palmanova e 12 a Pordenone. Si punta ad aggiungere con l’ultimo step 61 posti ulteriori a Trieste: 41 a Cattinara, 16 al Maggiore (a Dermatologia) e 4 al Burlo.

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Il dodicesimo piano di Cattinara rientra in questo secondo passaggio. L’epidemia restituisce insomma al nosocomio il dodicesimo piano della Torre medica, uno dei cinque demoliti in vista dei lavori che non sono mai partiti per la bocciatura del progetto esecutivo presentato dal gruppo di imprese capitanato dalla coop veneta Clea. Ne deriverà un reparto che il direttore generale Antonio Poggiana definisce «a geometria variabile» e che, a seconda della gravità del caso, tratterà il paziente affetto da coronavirus con metodi da terapia intensiva o sub intensiva.

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Foto di Andrea Lasorte


Grazie a una procedura con affidamento diretto, per evidenti ragioni di urgenza, la Siram riceverà 2 milioni per la realizzazione del reparto in tre settimane. La spesa non toccherà all’Azienda sanitaria ma allo Stato, sulla base del recente decreto del governo. I lavori sono cominciati il 15 marzo, tenuti riservati dalla direzione generale ed emersi per la prima volta grazie all’affissione di un annuncio di servizio che bloccava l’uso di uno degli ascensori dell’ospedale per generici interventi al dodicesimo piano.

«La prima parte dei 39 posti sarà disponibile dal 3 aprile», chiarisce Poggiana, «contento della buona offerta che stiamo mettendo in campo». Il direttore spiega che una sezione del reparto sarà costituita dalla «terapia subintensiva pneumologica oggi ospitata nella Dermatologia del Maggiore, che trasferirà i suoi 12 posti a Cattinara, continuando l’enorme lavoro che sta facendo». Il primario Marco Confalonieri ha già dimesso 7 pazienti Covid-19 e altri cinque sono passati purtroppo alla Terapia intensiva, ma l’ospedale è sotto pressione e la sub intensiva già ospita altri 12 casi. La Dermatologia continuerà a svolgere funzioni di reparto Covid-19, gestendo i ricoveri dei pazienti non critici, come stanno già facendo al Maggiore gli spazi di Geriatria, Infettivologia, Riabilitazione e rsa San Giusto, per un totale di 89 posti letto cui potrebbero aggiungersi presto sempre al Maggiore quelli dell’ex Rianimazione e di Oncologia. «I 39 nuovi posti di rianimazione di Cattinara saranno suddivisi dunque fra trattamento intensivo e sub intensivo, ampliando i primi sulla base delle necessità».

Ma anche delle possibilità. La Regione deve fare i conti con la difficoltà a reperire sul mercato respiratori, monitor e attrezzature per la rianimazione. Lo sforzo è al momento proteso sul resto dell’Italia settentrionale e bastano dunque anche piccoli numeri a dare morale, se ieri Riccardi ha diramato una nota per annunciare che «sono arrivati oggi tre respiratori necessari per aumentare il numero dei posti in terapia intensiva. È parte di una dotazione importante, che la gestione commissariale ci ha promesso da giorni e che ci auguriamo venga completata al più presto». Bisogna insomma sperare che presto arrivi la parte più cospicua della spedizione promessa dal governo e che per i respiratori non si verifichino le stesse difficoltà riscontrate per le mascherine e altri dpi. Problemi cui cerca di porre rimedio anche la generosità dei privati, come nel caso della cooperativa di pulizie Idealservice, che ieri ha donato due respiratori all’ospedale di Pordenone. —

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