Tentò di uccidere il fratellastro 10 anni dopo torna con la pistola
Ha raggiunto il fratellastro dopo averlo cercato per giorni e ha tentato di “farsi giustizia” da solo per una questione di eredità. Ha impugnato la pistola per convincerlo che non stava scherzando. L’altro gli ha proposto un nuovo appuntamento per chiarire la vicenda. Ma poi a quell’appuntamento si sono presentati anche gli investigatori della Squadra mobile. In manette è finito Franco Zerjal, già in passato protagonista di aggressioni verbali ma anche a mano armata nei confronti di vari parenti. L’episodio si è verificato l’altra sera a Bagnoli. Zerjal è accusato dal pm Pietro Montrone di tentata estorsione. Vittima, il fratellastro Pavel Zerjal.
Nel gennaio del 2004 Franco Zerjal aveva organizzato una spedizione punitiva a casa di Pavel assaltandola a colpi di kalashnikov. Aveva esploso 12 colpi contro la porta dell’abitazione. I proiettili avevano superato la blindatura e colpito una bambina di due anni, ferendola. Il papà e la mamma si erano gettati a terra: la donna aveva in braccio un altro bimbo nato quindici giorni prima. Illesi.
Per questo fatto nel giugno del 2006 l’uomo era stato condannato dalla Corte d’Appello a 13 anni di carcere. L’anno scorso, anche grazie all’indulto, Franco Zerjal è stato scarcerato ed è tornato a casa sua a Mali Loce, in Slovenia. Il fratellastro Pavel per molti mesi, dopo quel terribile episodio del 2004, era vissuto nascosto assieme alla sua famiglia. Ma mai avrebbe pensato che un anno dopo la liberazione, a dieci anni da quella che era stata una carneficina sfiorata, Franco tornasse per rivendicare la proprietà della casa oggetto dell’eredità del padre e per molti anni al centro di cause civili. Perché Franco Zerjal ritiene fin dai primi anni Ottanta di essere vittima di un’ingiustizia. Anche se tutte le cause intentate al fratellastro e alla seconda moglie di sua padre hanno avuto esito opposto. Da qui un sordo rancore, un sentimento di vendetta congiunto alla volontà di “farsi giustizia” da solo.
E così è stato ancora. Secondo la ricostruzione dei poliziotti della Mobile, fin dal giorno della liberazione dal carcere Franco Zerjal ha cercato di raggiungere il parente per ricominciare daccapo quella che era stata definita una faida. Lo ha individuato sabato scorso mentre Pavel stava lavorando in una casa in ristrutturazione a Bagnoli. E lì lo ha affrontato. Durante la breve discussione - così ha raccontato Pavel alla polizia - ha anche estratto una pistola. «Quella casa - ha detto - è un mio diritto. Se non me la date metto io a posto tutti». L’altro ha prudentemente evitato di replicare e ha proposto a Franco un successivo appuntamento in un luogo non lontano dal confine di Pese.
Poi ha avvisato la polizia e si è messo in contatto con l’avvocato Francesca Castelletti, il legale che nella vicenda della sparatoria lo aveva assistito. Poche ore dopo gli agenti della Squadra mobile si sono appostati. E quando Franco Zerjal si è presentato sono scattate le manette. Oggi sarà interrogato dal giudice Luigi Dainotti. È assistito dall’avvocato Lucio Calligaris.
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