Tentato stupro a Cervignano l’indiano resta in libertà

Il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta di carcerazione dalla Procura L’episodio era avvenuto in febbraio alla presenza di un bimbo di due anni

CERVIGNANO. Un fatto «di minore gravità»: così il gip del tribunale di Udine, Francesco Florit, aveva inquadrato l’episodio che il 20 febbraio aveva portato all’arresto di Singh Harjinder, l’indiano di 28 anni accusato di tentata violenza sessuale e lesioni nei confronti della moglie del cugino, alla presenza del figlio della donna, e così i giudici del tribunale del Riesame di Trieste lo hanno a loro volta definito, codice penale alla mano, confermando la decisione del collega udinese di rimettere il giovane in libertà e respingendo in tal modo l’istanza di appello che la Procura aveva prontamente presentato contro l’ordinanza. Per evitare il ripetersi di simili circostanze - ossia la reiterazione dei due reati -, quindi, la misura del divieto di avvicinamento e di comunicazione con la donna, che lo stesso gip aveva applicato nei confronti di Singh al posto del carcere, all’esito dell’udienza di convalida, è stata ritenuta più che sufficiente. Ad alimentare la polemica seguita alla decisione di scarcerare l’indiano non era stato soltanto il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi. Sulla vicenda era intervenuta anche l’assessore provinciale alle Pari opportunità, Elisa Battaglia, esprimendo il proprio «sconcerto» rispetto alla piega “giudiziaria” presa dal procedimento e preannunciando l’invio di una lettera aperta ai giudici, affinchè «decisioni di questa natura potessero non ripetersi più». È la versione fornita dalla stessa ragazza, che ha 26 anni e che è stata ritenuta dagli inquirenti persona attendibile, che ha suggerito ai giudici di ridimensionare la portata dell’episodio. Quando il giovane aveva cominciato a molestarla, nell’appartamento in cui abitava con la coppia e con il loro bambino di due anni, c’erano soltanto lei e il piccolo. Singh le aveva chiesto di farle un massaggio erotico. Lei aveva reagito e aveva fatto cadere parte dell’olio per il massaggio. Per questo, erano scivolati prima lei con il figlio e poi, nel prenderla per i capelli e schiaffeggiarla, anche lui. A quel punto, Singh l’avrebbe nuovamente afferrata, ma lei, divincolatasi, era riuscita a scappare e chiedere aiuto. Da qui, la divaricazione di posizioni. Il procuratore aveva sostenuto che il fatto dovesse essere considerato «molto grave, non solo perchè aveva vigliaccamente tradito la fiducia del cugino, ma anche perchè aveva dato sfogo alle proprie turpi voglie, nonostante la presenza di un bambino, che - concludeva l’appello - aveva così subito un indelebile trauma». Condividendo le considerazioni del gip, il Riesame ha giudicato «l’espisodio certamente censurabile e “brutto” dal punto di vista umano e “familiare”, ma nel complesso di limitato impatto criminale». Quanto alla presenza del bimbo, il collegio l’aveva definita «di cattivo gusto, ma non tale da rendere la condotta di Singh più grave di quanto in effetti non sia».

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