Tentò di uccidere l’ex fidanzata: 38enne a processo a Monfalcone

L’uomo, partenopeo residente a Monfalcone, è accusato anche di maltrattamenti, lesioni e violenza privata

Laura Borsani

Il gip aveva disposto il giudizio immediato, accogliendo così la richiesta del pm, a carico di un uomo di 38 anni, sottoposto peraltro dallo scorso gennaio alla misura della custodia cautelare in carcere, a Belluno. Le ipotesi di accusa contestate all’imputato, di origini partenopee e residente a Monfalcone, sono molteplici ed evidentemente pesanti: lesioni personali, fino a culminare nel tentato omicidio nei confronti della propria compagna.

Ma la giovane donna, 30enne, avrebbe subito anche una serie di altre angherie e sopraffazioni, tali da ridurla in uno stato di vera e propria sofferenza morale e psichica, tanto da temere, ovviamente, per la propria incolumità.

Gli episodi presi in esame dall’inchiesta sfociata nel processo sono collocati dal settembre del 2024 al 10 gennaio 2025. Periodo in cui si ipotizzano condotte violente reiterate, sulla scorta di «un abituale stato di ubriachezza», se non anche dell’alterazione dovuta al consumo di sostanze stupefacenti.

L’altro giorno, davanti al Collegio penale del Tribunale di Gorizia, s’è tenuta l’udienza-filtro, con l’apertura del dibattimento. A rappresentare la difesa è l’avvocato Paolo Visintin, del Foro di Gorizia. La donna, che si è costituita parte civile, è assistita, con gratuito patrocinio dello Stato, dall’avvocato Ludovico Rinoldi, del Foro di Udine.

Il Collegio ha inoltre calendarizzato le prossime due udienze, il 24 giugno per l’esame della parte offesa, e il 23 ottobre per quello dei “testi” del pubblico ministero Gian Marco Maffei, unitamente all’esame dell’imputato. Sono quattro i capi di imputazione contestati, ricondotti ai maltrattamenti (articolo 572 del Codice penale), alle lesioni personali, (articolo 582), quindi al tentato omicidio (articoli 56 e 575), fino alla violenza privata (articolo 610). Il quadro accusatorio è tanto complesso quanto gravoso, e riannoda una sequenza di circostanze, episodi e comportamenti che sarebbero stati messi in atto appunto per lo più in condizioni di dipendenza da sostanze alcoliche e stupefacenti.

I maltrattamenti, sempre secondo le ipotesi di accusa, sarebbero stati pressoché all’ordine del giorno, come “trappole” insidiose dai risvolti imprevedibili. E s’era raggiunto l’apice proprio in quel 10 gennaio 2025, quando l’uomo, per come gli viene contestato, avrebbe preso la giovane per il collo, le mani a stringerla fino a toglierle il respiro, per qualche secondo, il tempo di reagire con tutte le sue forze riuscendo a divincolarsi.

Molestie, violenza e minacce sarebbero state sempre in agguato, generando un caleidoscopio di emozioni negative, riversando sulla donna stati d’ansia e paura. Le urla erano continue, e poi gli schiaffi al volto, i calci su tutto il corpo, tanto repentini quanto immotivati, come ipotizzato sempre dalle ricostruzioni dell’accusa.

Erano pure volati dei pugni, perché lui non trovava le sigarette: lei aveva riportato la frattura al setto nasale. E se la donna manifestava espressamente la decisione di interrompere il rapporto sentimentale, ecco altre minacce, e ancora botte. Era anche accaduto, viene contestato, che la giovane avesse deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine, ma, non appena preso in mano il cellulare, questo era già finito a terra, strappatole di mano in un lampo. Eppure non s’era data per vinta, riuscendo alla fine a contattare la Polizia. Tuttavia l’intimidazione, a quel punto, aveva raggiunto un livello tale da sopraffarla, in preda al timore per la propria stessa incolumità. Tra le aggravanti rientra pure l’utilizzo di uno stivaletto, che l’uomo - sostiene sempre l’accusa - le aveva lanciato sul volto.—

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