Tentata violenza sessuale al parco di Piuma
«Mi ha chiesto la strada per andare al centro Caritas, poi ha detto che aveva sete. Gli ho dato la mia bottiglietta e sono andata via. Percorsi pochi passi mi sono sentita afferrare da dietro e poi mi ha stretto le braccia. Sono riuscita a divincolarmi e, con una mossa di difesa personale, sono riuscita a piantargli un dito sulla gola. A quel punto ha mollato la presa ed è sparito».
È la testimonianza della goriziana cinquantenne vittima dell’aggressione avvenuta martedì verso le 18 al parco di Piuma, in riva all’Isonzo, nei pressi del torrente Groina.
Sull’accaduto una nota della compagnia dei carabinieri di Gorizia così recita: «Uno sconosciuto cittadino straniero, che parlava in inglese stentato, descritto come di presumibile nazionalità afghana o pakistana, d’età apparente compresa tra i 20 ed i 25 anni, dopo aver avvicinato la donna tentava di afferrarla, cercandola di tirarla verso di sé.
La donna riusciva a liberarsi dalla presa e lo sconosciuto si allontanava. Le ricerche davano esito negativo. Si può ipotizzare, sulla base delle informazioni disponibili, che la condotta dello sconosciuto possa integrare gli estremi del reato di tentata violenza sessuale».
Alla vittima dell’aggressione i carabinieri hanno mostrato alcune foto segnaletiche, ma da esse non ha riconosciuto il giovane incontrato al parco. La donna ha tempo sei mesi per sporgere formale denuncia contro ignoti.
«Lo farò senz’altro - assicura - Io me la sono cavata perché conosco le arti marziali, ma se fosse capitato a un’altra donna, una ragazza o un’anziana chissà come sarebbe andata a finire. Assieme al mio aggressore c’erano altri giovani della sua stessa provenienza. Lui indossava un’ampia tunica. Credo di avergli lasciato un segno sulla pelle quando gli ho piantato il dito sulla gola. Forse questo elemento potrebbe essere utile per il riconoscimento. Frequento spesso quella zona del parco di Piuma e vedo sempre che ci sono ragazzi pakistani e afghani. Non mi hanno mai dato fastidio. Tanto è vero che non mi sono affatto preoccupata quando si è avvicinato per chiedere informazioni. Ci ho messo un po’ a spiegargli la strada che doveva percorrere per raggiungere il centro Caritas del Nazareno».
L’episodio è stato notato da alcuni dei residenti nella zona. A quell’ora il parco è piuttosto frequentato soprattutto da proprietari di cani che portano gli animali a passeggio.
Gruppi di profughi trascorrono molto tempo lungo l’argine destro dell’Isonzo e sono soliti trovarsi sotto il gazebo nei pressi dell’ex stazione della forestale.
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