Tenta la violenza sulla fidanzata del figlio, condannato a 6 anni
Sei anni. È questa la pena alla quale è stato condannato un padre di 49 anni che ha abusato della ragazza (minorenne) del figlio durante una giornata di festa. Era accusato anche di aver sequestrato il figlio e la ragazzina in casa, chiudendo la serratura e la sbarra di sicurezza della porta d’ingresso. Dell’uomo omettiamo le generalità per impedire che - anche indirettamente - la vittima di questa vicenda venga individuata.
A pronunciare la sentenza è stato il giudice Filippo Gulotta che ha presieduto il collegio composto da Barbara Camerin e Massimo Tomassini. I giudici hanno aggravato l’entità delle richieste del pm Massimo De Bortoli che, al termine della sua requisitoria, aveva ritenuto equa la pena di cinque anni.
La drammatica storia è quella della violenza sessuale da parte di un padre alla giovanissima fidanzata del figlio. Dopo la bevuta a base di Amaretto di Saronno, vodka, Aperol e Baileys, l’uomo aveva costretto la ragazza a coricarsi sul letto. Poi, dopo averla completamente spogliata, aveva abusato di lei.
Ed era stato a questo punto che il figlio - così aveva denunciato - aveva scoperto il padre in atteggiamento inequivocabile. «Sei un padre di m....», gli aveva urlato. Dalle parole i due erano passati ai fatti. Pugni e schiaffoni.
La vicenda porta la data della domenica di Pasqua del 2010. Esattamente alla sera. Tutti e tre avevano bevuto alcolici in abbondanza. Vi era stato infine un litigio violento: il padre aveva perso le staffe e picchiato il figlio e la ragazza. Dopo qualche ora l’uomo aveva accompagnato il figlio (ubriaco) a casa della ex moglie mentre la ragazza era stata recuperata dalla madre.
Il giorno dopo i due ragazzi erano andati al pronto soccorso del Burlo Garofolo. E quindi dalla polizia a sporgere denuncia.
La ragazza in un primo momento aveva riferito agli investigatori però solo di aver subito alcune lesioni conseguenti al litigio. Il giovane invece aveva raccontato alla polizia una storia terribile accusando pesantemente il padre. Il colpo di scena era arrivato dopo qualche settimana dalla denuncia. Era successo quando il figlio aveva scritto al padre una lettera di suo pugno nella quale aveva dichiarato di averlo accusato falsamente. Insomma marcia indietro.
Ma - come era stato rilevato già nell’udienza preliminare che aveva preceduto il rinvio a giudizio - in realtà il ragazzo non aveva esattamente raccontato come si erano svolti i fatti quella sera. Insomma si era limitato a scrivere che non era vera la violenza sessuale. Non aveva però spiegato che cosa era accaduto quella domenica di Pasqua del 2010 e il perché della furiosa lite. Per questo motivo i giudici hanno ritenuto concreta la violenza.
«Francamente sono molto stupito dall’esito del processo e pur attendendo le motivazioni (entro 90 giorni, ndr) ritengo quasi sicuro l’appello», ha dichiarato il difensore dell’uomo, l’avvocato Giulio Quarantotto. Che ha poi aggiunto: «Difatti manca assolutamente la prova della violenza sessuale. Anche a voler considerare inattendibile la ritrattazione del figlio non c’erano elementi ulteriori, neanche il ricordo della presunta vittima, che anzi ha negato il fatto. Il sequestro di persona è poi probabilmente un’ipotesi troppo grave rispetto ai fatti contestati soprattutto senza il riconoscimento delle attenuanti».
Ma i giudici sono stati di diverso avviso. Sei anni.
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