Tensioni nel Pdl regionale, Dressi annuncia l’addio

«Pronto a lasciare il ruolo di vicecoordinatore». Gestione Gottardo sotto accusa. Riccardi: «È evidente che qualcosa non va»
Silvano Trieste 19/04/2013 Chiusura campagna elettorale Renzo Tondo
Silvano Trieste 19/04/2013 Chiusura campagna elettorale Renzo Tondo

TRIESTE. Il Pdl è alla resa dei conti. La catena di sconfitte elettorali, che parte da lontano con le comunali di Trieste, prosegue con le politiche (il partito ha ottenuto un unico vero parlamentare del territorio, Sandra Savino), culminata con le recenti regionali e amministrative di Udine, scatena una lotta sotterranea che sta già sortendo i primi effetti. Il primo: Sergio Dressi si farà da parte. «Non mi ricandido più a vice- coordinatore», annuncia. Il secondo: la tensione sempre più palpabile tra Riccardo Riccardi e Isidoro Gottardo destinata ad avere contraccolpi in questa legislatura. Poi ci sono i mal di pancia triestini: il capoluogo si sente poco o nulla rappresentato nei posti che contano.

Nel Pdl gli attriti sono venuti a galla recentemente con l’esclusione dell’ex assessore ai Trasporti, l’uomo di punta della giunta Tondo, dal ruolo di capogruppo nonostante un bottino di 6.824 voti conquistato alle regionali. Al suo posto Alessandro Colautti, che ha ottenuto invece 2.250 preferenze. Si dice che dietro alla scelta ci sia l’ombra di Gottardo. Lui lo esclude: «Colautti ha raccolto più consensi e pensare che ci sia stata la mia mano è falso e destituito di fondamento. Anzi – evidenzia – ho fatto pressioni per assegnare a Riccardi la presidenza del Comitato vigilanza, visto che ritengo che abbia i requisiti per svolgere un lavoro di controllo degli atti dell’amministrazione. Ora gestisce uno strumento importante». A sentire gli umori interni, però, la tesi è un’altra. L’operazione sarebbe stata architettata per evitare la scalata nel partito dell’ex assessore, con la preoccupazione di vederlo passare dal coordinamento alla candidatura a governatore tra 5 anni. Fantapolitica? Sta di fatto che Riccardi fa paura e invidia. Di qui la presunta manovra di accerchiamento per relegarlo ai margini. Negli ultimi anni si sarebbe creato inoltre un asse Riccardi-Giulio Camber, che più fonti confermano. Questo fa ancora più paura.

Ma l’ex assessore, che poi ha declinato altre posizioni come la vice-presidenza del Consiglio, è restato con un pugno di mosche in mano se si esclude il “contentino” della presidenza del Comitato controllo, ottenuta in seguito al “gran rifiuto” dei grillini. Incarico che intende sfruttare al meglio, tanto più che gli dà il potere di mettere il naso negli affari della giunta. L’opposizione ora si farà lì, non solo dai banchi dell’aula. Ma per il partito adesso i problemi sono in casa: con le poco brillanti performance elettorali, le delusioni personali degli uomini forti, le gelosie, le guerre di campanile tra Trieste, Udine e Pordenone, non sono pochi quelli che spingerebbero per un rinnovamento ai vertici. «Dibattito doveroso ma fine a se stesso – osserva Colautti – decide Silvio». Savino, coordinatrice a Trieste minimizza: «Non vedo tutta questa tensione e il coordinamento regionale non è un tema all’ordine del giorno. In ogni caso – rileva – credo che il partito abbia tenuto alle elezioni». Riccardi, dal canto suo, per il momento si limita a registrare i fatti. «Prendo atto con disciplina di partito di quello che è successo, ma è evidente che c’è qualcosa che non va. Ho rispetto di tutti, anche delle cose che non condivido, però questo partito non è una caserma e d’ora in avanti mi sento di dire qualunque cosa». Il Renzi del Pdl regionale?

A sollecitare il ricambio è pure Ettore Romoli: «L’esito delle elezioni fa comprendere la necessità di riallargare il più possibile la governance del partito, includendo chi ha qualcosa da dire», sostiene il sindaco di Gorizia. Riferimento al cane sciolto Ferruccio Saro? Pure Bruno Marini, che tuttavia difende il coordinatore, ha voglia di levarsi qualche sassolino. «Gottardo – argomenta il consigliere triestino – non ha colpe nelle sconfitte perché pur non essendo stato rieletto a Roma ha lavorato molto in campagna elettorale. Il problema vero del Pdl è che i coordinatori sono nominati a Roma e in questo partito manca persino la possibilità di fare un congresso regionale. È un autentico scandalo». Marini punta l’indice su Dressi: «Ho molta stima di lui e della sua esperienza politica. Devo però dire che non si è impegnato per sostenermi quale unico consigliere triestino del Pdl quando rivendicavo, essendo alla quarta legislatura, il ruolo di capogruppo o in subordine quello di vice-presidente del Consiglio. Entrambi i posti sono finiti alla potente lobby udinese». Tirato in ballo, Dressi ha intenzione di chiudere con l’incarico di vice. «Se serve un ricambio ci sarà, a partire dal sottoscritto. Però non mi dimetto fintanto che non si fanno i congressi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo