Tennis Club Triestino in profondo rosso
TRIESTE C’è un buco di un milione e 354mila euro nei conti del Tennis Club Triestino di Padriciano. E a questo si aggiunge un contenzioso con l’Agenzia delle entrate di oltre 250mila euro. La grave situazione nella quale versa il club è messa nero su bianco nel bilancio consuntivo 2015 reso noto ai soci nel corso della assemblea ordinaria tenutasi nei giorni scorsi. Per far fronte ai debiti ora è stato chiesto ai soci di mettere mano alle loro tasche con una “una tantum” di 250 euro. Una goccia in un mare di debiti se si calcola che i soci sono 420.
«Senza questa “una tantum” chiudiamo e con noi si chiude un pezzo di storia sportiva di Trieste, chiude uno dei circoli di tennis più blasonati e belli d’Italia», precisa il presidente del Tennis Club Triestino, Francesco Franzin, in un lettera spedita a tutti i soci nei giorni successivi all’assemblea. Dai soci è stato approvato anche il rendiconto preventivo per il 2016 che, con dei ricavi di gestione ordinaria di 695mila euro e dei costi. sempre di gestione ordinaria, di 597mila, prevede un disavanzo di gestione preventivo di 40.380 euro con una variazione di 249mila euro. Il sodalizio sportivo fondato nel 1898 ha chiesto anche un altro prestito ad un istituto bancario. «L’unica banca che ha creduto in noi e nelle nostre potenzialità di rinascita è stata Unicredit», scrive ancora il presidente: «Veniamo sostenuti con un prestito di 75mila euro a sei anni, con il primo anno in preammortamento». Ma la lettera inviata dal presidente è stata preceduta da quella del suo vice, Bruno Gambardella, indirizzata al direttivo e ad alcuni soci.
Il chirurgo, per anni alla guida della Prima chirurgica di Cattinara, ha deciso di rassegnare in modo irrevocabile le sue dimissioni da vicepresidente e dal direttivo. Formulando precise contestazioni. Va tenuto conto che negli scorsi mesi hanno dato le dimissioni altri fra consiglieri, revisori e probiviri. Se un altro consigliere levasse le ancore è potrebbe essere fatto decadere l’intero direttivo. Gambardella, contattato telefonicamente, non ritiene rilasciare dichiarazioni ma la sua missiva non lascia spazio ad interpretazioni. «Le cause di questa situazione ereditata dalle conduzioni precedenti - scrive - sono correlabili senza dubbio ad una gestione “disinvolta” di molteplici capitoli di costo, a “leggerezze” spesso prive di qualsiasi base deliberativa da parte del direttivo o riscontro nei verbali delle riunioni dello stesso».
Gambardella fa poi riferimento a retribuzioni del personale di segreteria che si aggirerebbero attorno ai 2.000-2.200 euro mensili per 14 mensilità e a quelle dei manutentori «uno dei quali - specifica il chirurgo - arrivava a percepire retribuzioni mensili prossime e talora superiori ai quattromila euro».
L’ex vicepresidente accenna poi a situazioni “equivoche”, ad un presunto trattamento privilegiato per i soci del Tennis Muggia e a presunti interessi personalistici di talune persone che gravitano attorno al circolo e delle quali nella lettera di dimissioni non esita a fare nome e cognome. «Tutti i flussi di denaro e il bilancio del circolo - sottolinea - passano nelle mani di queste stesse persone. Il fatto che in seno a questi movimenti si siano celate vere e proprie frodi fiscali, laddove non di peggio, e assai più che un dubbio». Nella sua lettera di dimissioni, Gambardella si spinge oltre facendo riferimento anche a degli ammanchi, sostenendo che pure il commercialista Giuseppe Petrei ha avuto mille difficoltà a trovare riscontro oggettivo sulle spese di bilancio. «Tu stesso - scrive Gambardella rivolgendosi al presidente Franzin - mi dicesti di una certa cifra che costituiva un ammanco e lo stesso Petrei affermò nel Consiglio direttivo del 21 marzo esservi state delle contabilità “parallele”». Una situazione economica grave dunque alla quale, secondo l’ex vicepresidente, «il Consiglio direttivo del Tennis Club Trieste pensa di porre rimedio con l’accesso ad un ulteriore indebitamento - scrive - oltre che con un contributo straordinario dei soci, statutariamente illegittimo».
Gambardella s’aspettava invece il recupero forzato dei crediti e un’azione di responsabilità materiale nei confronti dei direttivi precedenti, ritenuti colpevoli di tutta la situazione fino al 2015.
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