Tempio mariano, polemica Chiesa-Regione

Il vescovo: «Piena funzionalità quanto prima». Moretton: «Edificio privato, non ci compete»
Niente aiuti extra da parte della Regione per ripristinare il Tempio mariano, ma la chiesa non ci sta e per voce del vescovo Eugenio Ravignani, ribatte: «Puntiamo a ripristinare quanto prima la piena funzionalità del santuario». Il tutto mentre lo stesso parroco di Monte Grisa, monsignor Sergio Vazzoler, rincara: «Si tratta di un luogo che interessa l’intera collettività: bisogna assolutamente fare qualcosa». Scoppia la polemica all'indomani del crollo verificatosi domenica pomeriggio al Monte Grisa, quando più di due terzi della copertura in pietra del lato sud dell'edificio - circa 50-60 tonnellate di peso - si sono staccati dal sottostante calcestruzzo, precipitando sull'avancorpo del santuario: tappa finale di uno scivolamento che ha coinvolto l'intera parete della piramide. Si è dunque ripetuto un copione già visto nel maggio del 2004, con un'unica variante: all’epoca il crollo si era verificato sul lato diametralmente opposto.


Il vescovo Ravignani, attraverso il segretario portavoce, don Silvano Latin esprime «rammarico, perché si supponeva che anche l'altra parte avrebbe potuto prima o poi cadere», aggiungendo però che «l'obiettivo resta il ripristino della funzionalità intera dell'edificio». «Fino in fondo - prosegue Latin - abbiamo ricevuto attenzione da parte delle realtà esterne, anche istituzionali, quindi confidiamo che il problema possa essere presto risolto». «Più e più volte - sostiene invece monsignor Vazzoler, rettore del tempio intitolato a Maria Madre e Regina - avevamo avanzato il timore che venisse giù un altro pezzo dell'edificio, solecitando un intervento pubblico». Ma oggi, alla conta dei danni, l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianfranco Moretton, interpellato su un possibile aiuto da parte dell'ente, mette le mani avanti: «La Regione non può in alcun modo intervenire con fondi extra: si tratta, infatti, di un edificio privato, seppur disciplinato da diritto pubblico per l’esistenza del vincolo architettonico posto dalla Soprintendenza. Quindi, una situazione ben diversa, per intenderci, da quella di una qualunque frana in un qualsiasi Comune. L'unica via da percorrere, in questo caso, è la legge 53 del 1985, in base alla quale l'ente stanzia appunto fondi mirati a manutenzioni straordinarie. Se non l'ha già fatto, la parrocchia può dunque farne richiesta attraverso la compilazione di appositi documenti».


Una riposta che a monsignor Vazzoler pare quantomeno riduttiva: «Possibile considerare il Tempio mariano semplicemente come un edificio privato? Non rappresenta, forse, un punto di raccoglimento per tutta la comunità? E allora - insiste - perché ci si nasconde dietro un dito?». «Moretton - prosegue - come detentore del referato alla Protezione civile, dovrebbe riflettere bene prima di liquidare così la questione. Già nel 2004, quando c'era stato il primo crollo, avevamo più e più volte segnalato il pericolo di ulteriori scivolamenti ma, per contro, abbiamo riscontrato solo un assoluto silenzio». Trattasi, dunque, di tragedia annunciata? «Eccome - conferma - e ringraziamo il Signore che il cedimento sia avvenuto proprio in quel punto, in un istante in cui nessuno si trovava nei paraggi». Dieci minuti prima del crollo, infatti, si era conclusa la Santa messa. «Resta il fatto - continua - che noi sacerdoti non possiamo entrare nell'edificio per svolgere i quotidiani servizi e siamo costretti a rivolgerci ai parrocchiani». Cioè? «Non abbiamo più accesso alla cucina - replica - siamo come tre poveri zingari: costretti a chiedere ospitalità ai fedeli per consumare un pasto. Per fortunata abbiamo le stanze dove dormire e i servizi igienici, altrimenti la situazione sarebbe ancor più critica». «Quindi - conclude - il discorso di Moretton non ci garba. L'assessore non è mai venuto, nonostante le sollecitazioni, a verificare la situazione di persona e il problema del 2004 è rimasto sostanzialmente irrisolto, anzi è peggiorato. Quando la protezione è venuta a rimuovere una parte del materiale, ha pure lasciato dei buchi che, col maltempo, hanno permesso alla pioggia di filtrare attraverso le fessure. Confidiamo nell'incontro di giovedì col prefetto e coi rappresentanti della Regione per risolvere i disagi».

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