Sedici tecnici dal Friuli Venezia Giulia per recuperare la speleologa: «Intervento davvero complesso»

La delegazione si è recata in Lombardia per offrire il suo contributo nei soccorsi a Ottava Piana, intrappolata da giorni nell’Abisso Bueno Fonteno. Hanno partecipato al trasporto della barella

Christian Seu
Ottavia Piana soccorsa dai tecnici del Soccorso speleologico foto cnsas
Ottavia Piana soccorsa dai tecnici del Soccorso speleologico foto cnsas

È in gran parte inesplorato l’Abisso Bueno Fonteno, il dedalo carsico più grande della Lombardia, tra il lago di Iseo e quello di Idro, dove è bloccata dal pomeriggio di sabato 14 dicembre Ottavia Piana, speleologa di 32 anni dello Speleo Cai di Lovere in provincia di Bergamo. Meandri nei quali da tre giorni si trovano a operare anche i tecnici del Soccorso speleologico del Friuli Venezia Giulia, partiti alla volta del territorio orobico per unirsi ai colleghi arrivati da tutta Italia.

Tra sabato 14 sera e lunedì 16 dicembre sono ben sedici i tecnici della delegazione regionale in azione nel teatro operativo: sei di loro sono partiti tra sabato e domenica notte soprattutto da Trieste, un “rincalzo” di nove tecnici, provenienti dalle quattro province della regione, ha raggiunto nella serata di lunedì 16 la Bergamasca.

 


Speleologa bloccata, la barella affronta il tratto piu' stretto

Proibitive le condizioni in cui si trovano a operare i soccorritori: sei dei tecnici che indossano le insegne del Soccorso speleologico del Fvg hanno partecipato al trasporto della barella nei primi cinquecento metri di percorso a ritroso. Uno sforzo immane, considerate le condizioni, ma non ancora sufficiente: mancano ancora parecchi chilometri all’uscita, in un percorso caratterizzato da passaggi angusti, «con meandri stretti, cunicoli e “lame” che rendono davvero difficile il transito», evidenzia Gianpaolo Scrigna, soccorritore della delegazione triestina del Cnsas e direttore della scuola nazionale di Soccorso speleologico: «Le squadre, composte da una dozzina di persone, si stanno alternando, sulla base di turni che hanno una durata tra le sei e le otto ore», spiega Scrigna al telefono, pochi minuti prima di riprendere il turno al coordinamento dei soccorsi in superficie.

«L’intervento è davvero complesso, considerato che non esistono rilievi né mappe: l’abisso è in larga parte inesplorato e non è stato per nulla facile individuare il punto in cui si trovava la ferita, che è apparsa comunque vigile, lucida, positiva nell’affrontare il carico delle difficoltà».

Nella grotta si sono calati anche un infermiere (che ha il compito di verificare le condizioni di salute di Piana) e un disostruttore, tecnico a cui spetta il compito di aprire la via agli altri soccorritori: in queste ore sono stati utilizzati per questo specifici martelli demolitori. Le operazioni per il recupero della speleologa (che ha riportato fratture facciali e problemi alle vertebre e alle costole) stanno proseguendo ininterrotte, impegnando oltre cento persone: dovrebbero concludersi non prima della serata di  martedì 17 dicembre.

 

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