Teatro Verdi, varato il bilancio a cartellone “flessibile”
Un bilancio compresso di oltre l’11% rispetto al consuntivo di due anni fa, l’ultimo dell’era pre-commissariamento, e ulteriormente smagrito - sebbene di poco, 70mila euro - rispetto al previsionale 2012. Un’ipotesi di produzione estiva «totalmente diversa dal passato», con un’operetta all’aperto in città e numerose serate in regione. Una programmazione artistica pensata comunque come un Lego: compresa beninteso di una serie di punti fermi, a partire dalla stagione lirica, e di un ventaglio di progetti su cui si lavora, ma suscettibile di essere «smontata e/o ricostruita» in base a quello che sarà l’ammontare effettivo delle risorse nello scenario delle «condizioni economiche che sono nel nostro sistema delle Fondazioni liriche correlate alle situazioni politiche». Ma in base, anche, all’apporto dei privati. Fermo restando che se nell’anno vi fossero scostamenti sensibili tra ricavi e costi, un assestamento «potrebbe riflettersi sull’attività artistica pur cercando di salvaguardarne la qualità».
Sono questi alcuni dei concetti-cardine su cui poggia il bilancio di previsione 2013 della Fondazione teatro Verdi, il primo varato dal consiglio di amministrazione ricostituito sotto la guida del sovrintendente Claudio Orazi dopo il commissariamento che, guidato da Orazi stesso, ha salvato il Verdi finito sull’orlo del baratro. Un bilancio «di crisi», lo definisce il sovrintendente, redatto limando ogni voce e lottando quotidianamente con l’irrigidimento del sistema bancario nella concessione dei crediti, legato alla crisi generale ma anche all’eterna incertezza nei flussi di cassa riferiti ai finanziamenti pubblici.
Rispetto ai 24 milioni e 14 mila euro del consuntivo 2011, il documento previsionale per il 2013 pareggia a 21 milioni 324mila euro. Le voci in entrata sono state calcolate in base al criterio storico per quanto attiene il Fus, il Fondo unico per lo spettacolo da cui si attendono 11 milioni 456mila euro. Quanto agli enti pubblici locali, Orazi si dice «convinto che la Regione» riconoscerà la valenza policentrica del Verdi sul territorio, e dunque - sebbene a oggi la posta in Finanziaria sia inferiore - il documento prevede un’entrata di 3 milioni 865mila euro, nei quali è compreso l’abbuono della rata sinora sempre giunto sul prestito ventennale. Dal Comune è previsto un milione e mezzo, come nel 2012 (anno che vide il Municipio aggiungere 500mila euro allo stanziamento ordinario). In considerazione del 4% di abbonamenti in più alla stagione lirica (per Orazi crescita «piccola ma significativa in tempi recessivi») le entrate da botteghino sono stimate in crescita dai poco meno di 2 milioni del 2012 ai 2 milioni 200mila euro di quest’anno. Ridotto anche il costo del personale, passato - anche «grazie ai sacrifici dei lavoratori» che hanno rinunciato al premio di produzione, e alla contrazione dei contratti a termine definiti «in base alle strettissime necessità» - dagli 11 milioni 121mila euro del 2011 ai 9 milioni 923mila del 2013. Costo che Orazi prevede di far scendere ancora con una «riorganizzazione funzionale del teatro», precisando che «non prevediamo riduzioni del personale», attestato attorno alle 270 unità: «La Fondazione vuole tutelare i posti di lavoro in ogni settore».
Infine il capitolo dei contributi dai privati, previsto a quota 700mila euro (se ne registrarono 528mila nel consuntivo 2011): «Obiettivo largamente perseguibile», dice Orazi, se la città vorrà sostenere il proprio teatro.
Dai numeri sin qui esposti discende la programmazione-Lego. Resta ferma la stagione lirica e si sta lavorando a quella sinfonica d’autunno («la stiamo pianificando con cautela rispetto al numero dei concerti», precisa Orazi). L’attività estiva e quella fuori sede è inserita a «zero-based budget»: i progetti ci sono e vi si lavora, la realizzazione dipenderà dalle risorse - sin qui da reperire - per un’operetta all’aperto e per una serie di concerti e rappresentazioni, fra cui l’Attila di Verdi, in siti storici e di richiamo turistico, «con il duplice obiettivo - dice Orazi - di qualificare l’offerta culturale delle strutture turistiche e rivitalizzare l’attività estiva della Fondazione nel territorio regionale». Il progetto estivo in sede e fuori (ne parliamo più diffusamente qui a lato) e quello destinato a un pubblico giovane, anche nella neoacquisita Sala Tripcovich, prevedono un costo di poco meno di un milione e 100mila euro. E se questa cifra non saltasse fuori? In questo caso il bilancio si restringerebbe a circa 20 milioni, e l’attività di conseguenza. Con una certezza, però: a differenza dello scorso anno, quando l’attività a giugno si fermò, «quest’estate il Verdi resterà aperto: garantiremo un’attività magari di soli concerti, ma ci saremo. Stiamo lavorando per una Fondazione che vuole e deve essere policentrica in regione e di profilo internazionale, grazie alla collaborazione con importanti teatri esteri: Trieste non può nemmeno immaginare di essere declassata. E su questo la politica deve puntare i piedi».
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