Teatro Verdi per pochi intimi Sala aperta a sole 82 persone

Alex Pessotto
Il Verdi ha ripreso la propria attività. Era dal 21 febbraio che non ospitava uno spettacolo. La sua riapertura, per il primo appuntamento di “Verdid’estate”, è cosa ben più importante del tutto esaurito che ha ottenuto. Indisponibili i 674 posti totali come anche i 414 della sola platea, a causa delle norme restrittive legate al Covid-19 ad applaudire l’omaggio a Fabrizio De Andrè presentato dai “#Voltalacarta” erano in 82 soltanto.
Il pubblico era tenuto a compilare una dichiarazione indicando di non essere sottoposto a quarantena e quant’altro. Non si poteva poi sostare nel foyer. Era obbligatorio indossare la mascherina fino al raggiungimento del proprio posto. Per potersi sedere accanto occorreva dichiarare di essere conviventi. Altrimenti, per una poltrona occupata ce n’erano due libere: foglietti collocati sugli schienali mostravano dove è vietato sedersi; inoltre, una catenella, posta all’esterno delle file, indicava una fila sì e una no, il divieto di accesso. Ciò in tutta la platea, perché aprire le gallerie avrebbe significato un costo ulteriore. Non mancava poi, all’entrata e alla toilette, la possibilità di utilizzare prodotti per sanificarsi le mani. Il personale di sala indossava rigorosamente la mascherina e i guanti. Chi non indossava la mascherina è stato cortesemente richiamato.
Non si tratta ovviamente di un eccesso di zelo, ma dell’osservanza e dell’applicazione delle norme. Si è entrati al Verdi, si è visto lo spettacolo, si è usciti. L’aspetto, la dimensione sociale, il rito dell’andare, dell’essere a teatro è mancato. Ed è un problema che, ovvio, non riguarda solo Gorizia. Se il Comune, su suggerimento di Walter Mramor, direttore artistico del Verdi, ha voluto che la kermesse estiva non si svolgesse nel parco municipale, come di consueto, ma all’interno del teatro è proprio per far sì che il pubblico non perdesse l’abitudine di andarci. Mramor, oltre a raccontare brevemente il cartellone di “Verdid’estate”, ha osservato amaramente che in questi mesi «nello spettacolo dal vivo tutto si è bloccato, nessuno ha lavorato» e verso la fine dell’appuntamento, poi, è stato letto un comunicato per render noto il blocco subito dal mondo dello spettacolo a partire dal 23 febbraio: «Quella di questi giorni non costituisce affatto una ripartenza: per ogni lavoratore impegnato ce ne sono circa cinque a casa. In molti casi non abbiamo accesso a un reddito d’emergenza per un palese vuoto normativo. In regione, a fronte di 2 mila persone circa appartenenti a varie maestranze, soltanto qualche centinaio di noi lavorerà per i prossimi eventi, con una stagione estiva falcidiata da annullamenti e rinvii, e con un inverno che si annuncia assai incerto». Il livello dei “# Voltalacarta”, certo buono, passa quindi purtroppo in secondo piano. —
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