Caso Resinovich, Liliana uccisa il 14 dicembre prima di mezzogiorno

L’analisi del team di Cattaneo sul processo digestivo: l’omicidio all’interno di una fascia di tre ore. Quel giorno aveva fatto colazione verso le 8. Alle 8.50 l’ultimo avvistamento

Laura Tonero
Una foto di Liliana Resinovich
Una foto di Liliana Resinovich

Fra le 8.50 e le 12. In questa fascia oraria Liliana Resinovich è stata uccisa. Lo dice la nuova relazione medico-legale dei consulenti della Procura che, analizzando il contenuto gastrico, indicano come «la morte è in via di elevata probabilità avvenuta nella mattinata del 14 dicembre 2021 entro quattro ore dalla colazione».

La colazione

Sebastiano Visintin, il marito, ricorda che quella mattina «alle 7.45 circa sono arrivato in cucina e, siccome avevo degli appuntamenti per ritirare dei coltelli, ho bevuto solo in velocità del caffè, lasciando Lilly che doveva ancora fare colazione». Quindi la donna ha consumato quel pasto intorno alle 8. «Sul tavolo c’erano caffè e panettone, quello con l’uvetta sultanina», così il marito. Liliana di lì a poco esce di casa, alle 8.50 viene ripresa dalla videocamera installata all’esterno di un autobus mentre attraversa piazzale Gioberti. Poi il nulla. Da quel momento, e indicativamente fino a mezzogiorno, avrebbe quindi incontrato il suo assassino. A fornire l’ indicazione oraria al collegio di consulenti guidato dall’antropologa Cristina Cattaneo è stata proprio l’uva sultanina contenuta nel panettone e trovata nello stomaco della 63enne nel corso del primo esame autoptico. Quei frutti erano a uno «stadio precoce di digestione gastrica». Da qui la stima dell’orario, entro il quale quel procedimento di digestione è stato interrotto da chi ha tolto la vita a Lilly.

Le temperature

Nella relazione viene riservato un ampio approfondimento sulle temperature atmosferiche di quelle 22 giornate che separano la data della scomparsa da quella del ritrovamento del corpo tra le sterpaglie a margine dell’ex Opp. L’entomologo Stefano Vanin – tra i consulenti della Procura assieme alla stessa Cattaneo, al medico legale Stefano Tambuzzi e all’anatomopatologo Biagio Eugenio Leone – ha raccolto ogni dato dal punto di vista meteorologico, effettuato rilievi su posto. Ne deriva che la temperatura media risultava essere di circa 5 gradi, con temperature giornaliere anche al di sotto dei 3 gradi. La temperatura di quelle giornate è uno degli elementi chiave presi in esame dai professionisti per valutare la data del decesso.

L’esame su altri corpi

«Non vi è alcun elemento – scrivono – in contrasto con l’ipotesi che la morte della donna possa essersi realizzata 22 giorni prima» del ritrovamento del corpo, e quindi il giorno stesso della scomparsa. I consulenti al minuzioso studio sui dati clinici, tanatologici (di accertamento sulla morte), hanno affiancato quello sulle immagini, sulle fotografie scattate al cadavere della 63enne nel corso della prima autopsia, concentrandosi sul volto. E hanno effettuato una valutazione comparativa con la casistica dell’Istituto di Medicina legale di Milano.

In pratica, sono stati presi in esame «quei corpi giunti freschi e che avessero trascorso un prolungato lasso di tempo in cella frigorifera alla temperatura costante di 4 gradi». Un accertamento di natura comparativa, che ha consentito di ribadire come lo stato di conservazione del volto di Lilly «appare del tutto coerente con un eventuale intervallo post-mortale di 22 giorni trascorso a temperature medie molto fredde». Insomma, è come se in quelle settimane la donna fosse stata conservata nella cella frigorifera di un obitorio.

I sacchi sul corpo

Prendendo come riferimento una sperimentazione condotta all’Università di Genova, è stata fatta una valutazione anche degli effetti della plastica sulle temperature. «I sacchetti di plastica all’interno dei quali il corpo era contenuto – indica la relazione – non hanno effetto sulle temperature se queste sono basse, come quelle tipicamente registrate nei mesi autunnali e invernali». E ancora: «La presenza dei sacchetti di plastica e le basse temperature hanno limitato la dispersione delle molecole organiche volatili dal corpo, ritardando l’arrivo di elementi della fauna saprofaga», ovvero degli animali che utilizzano come fonte di nutrimento i tessuti morti, in decomposizione.

Depilazione e abiti

Oltre agli approfondimenti clinici, scientifici, a dare indicazioni sulla data del decesso secondo i consulenti ci sarebbero comunque anche degli elementi circostanziali, come «la recente depilazione senza ricrescita» e il fatto che la donna «indossasse gli stessi vestiti del giorno della scomparsa».

Morte per confinamento

La relazione medico legale firmata nel 2022 da Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli concludeva per «una morte asfittica tipo spazio confinato, “plastic bag suffocation”(Pbs) senza chiara evidenza di azione di terzi».

Il team di Cattaneo spiega come «in merito alla pratica Pbs a scopo suicidiario, la letteratura riporta tipicamente casi di soggetti adulti, più frequentemente di sesso maschile, affetti da depressione o da malattie croniche o terminali, rinvenuti deceduti nella propria abitazione con una busta di plastica sulla testa, spesso fissata al collo con un cordino o altra legatura (elemento presente anche nei casi di Pbs omicidiaria)». Ma è rilevante come «in questi scenari c’è l’assenza di qualsivoglia lesione». Elemento presente invece su Liliana.

Inoltre «risulta molto frequente» nei soggetti che decidono di suicidarsi in questo modo, il riscontro dell’assunzione prima di morire «di sostanze stupefacenti, alcol o farmaci». Che nel caso di Liliana l’esame tossicologico ha escluso. 

 

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