Taxi nella morsa della concorrenza sleale: introiti giù del 30per cento

I tassisti di Trieste subiscono da una parte la minaccia dell’abusivismo, dall’altra la competitività slovena
Lasorte Trieste 29/01/09 - Taxi
Lasorte Trieste 29/01/09 - Taxi

Taxi di Trieste stretti nella morsa della concorrenza sleale.

Che nella città di confine assume una doppia faccia: da una parte la minaccia dell’abusivismo, dall’altra la competitività slovena. Il risultato lo fanno i numeri, con un calo degli introiti del 30 per cento rispetto agli anni passati.

Una flessione importante denunciata dagli addetti ai lavori, che parlano di «abusivi sempre più numerosi, e taxi con la targa slovena, che prima si vedevano solo una volta al mese, mentre adesso si incrociano in città anche due volte al giorno», e scelgono quindi di alzare la voce con le istituzioni per chiedere più controlli e sanzioni esemplari per chi non rispetta le regole.

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A lanciare il grido di allarme è la cooperativa Radio Taxi di Trieste con il suo presidente Davide Secoli: «La concorrenza sleale influisce di sicuro nella perdita degli introiti, che diventa ogni anno più pesante. Registriamo cali nei ricavi attorno al 30% ma è difficile quantificare il danno con maggior precisione. Se le forze dell’ordine ci dessero il loro supporto con i controlli del caso, sicuramente avremmo qualche dato in più. Servirebbe a inquadrare il fenomeno e soprattutto a cominciare ad arginarlo. E invece no... Ci siamo rivolti al Comune e alla Prefettura, ma la risposta è sempre la stessa. Sono tutti in crisi, il personale è sempre meno, e noi rimaniamo in balìa di come va il mondo...».

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Il malessere, si diceva, è noto anche al Comune di Trieste, e l’assessore allo sviluppo economico Maurizio Bucci lo descrive con minuzia di dettagli: «Per quanto sia una realtà relativamente nuova, a Trieste l’abusivismo ha cominciato a destare molte preoccupazioni. Da una parte vi è l’uso discutibile del servizio taxi della vicina Slovenia. Certo, le persone lo usano per spendere di meno... Ma ognuno deve lavorare sul proprio territorio, e comunque non è consentito che vengano a lavorare in Italia. I taxi sloveni dovrebbero rispettare il nostro territorio e le leggi che sono in vigore qui. Sappiamo che girano in città, si posizionano fuori dagli alberghi, ma non è facile pizzicarli. Le loro auto non hanno, come in Italia, un colore che le contraddistingue, ma sono dotate del contrassegno “taxi”».

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Un indizio che le rende più visibili rispetto ai taxi abusivi. Adocchiare questi ultimi risulta ancora più complesso e articolato. «Si tratta di privati sprovvisti di licenza che autogestiscono i servizi di accompagnamento con la propria vettura, che non viene affatto registrata per il trasporto pubblico. Non si tratta in alcun caso di tassisti, che ottengono la licenza professionale dopo aver superato un esame e che sono regolarmente iscritti alle attività artigiane. Sono di origine straniera - prosegue l’esponente dell’amministrazione comunale - e si passano parola di comunità in comunità. Lavorano su appuntamento, e questo li rende più scaltri. Anche in caso di controllo, possono rispondere di aver accompagnato degli amici, e il gioco è fatto. Una realtà davvero difficile da espugnare».

Possibili soluzioni? «Abbiamo ragionato con il Comando dei vigili urbani, cercheremo la loro collaborazione per aumentare i controlli. Certo però - chiosa - che i miracoli non si possono fare».

Insomma, posto che in tutta Italia il prezzo di un taxi non può essere definito “alla portata di tutti”, una possibile soluzione pare ancora lontana. Se però i tassisti triestini devono fare i conti con la concorrenza slovena, finora, almeno, sono stati risparmiati dall’avanzata di Uber, l’applicazione californiana che consente un rapporto diretto tra gli utenti e i servizi di auto a noleggio con conducente. Nella altre città si è dimostrata una spina nel fianco per la categoria, in protesta contro il decreto Milleproroghe, che ha sospeso per un anno l’attuazione della serie di norme che dovrebbero regolamentare il servizio, contrastando le pratiche abusive. «A Trieste fortunatamente la concorrenza di Uber ancora non è arrivata - commenta Secoli - ma potrebbe essere solo una questione di tempo».

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