Tavolo riservato “Centro stupri”: chiuso per 15 giorni il Kursaal di Lignano

La targhetta richiesta da un gruppo di ragazzi: il questore sospende l’attività della discoteca

LIGNANO Il Kursaal di Lignano Sabbiadoro resterà chiuso per 15 giorni. La polizia di Stato della Questura di Udine ha notificato al gestore della discoteca la sospensione di ogni attività per 15 giorni a partire da ieri, per prevenire situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, come prevede l’articolo 100 del Testo unico di pubblica sicurezza. È il primo e probabilmente non sarà l’unico provvedimento dopo il caso della prenotazione di un tavolo in discoteca con lo slogan “Centro stupri”, assurda trovata di un gruppo di ragazzi, tutti maggiorenni e di buona famiglia, poi immortalata sui social network.

Lignano, in discoteca con T-shirt che inneggiano allo stupro: è bufera
L'immagine tratta dal Messaggero Veneto

L’attività investigativa, svolta in primis da Digos e polizia postale, mira ad approfondire quanto accaduto anche nella notte di sabato 20 giugno al Kursaal e in altri due locali. Gli investigatori stanno passando al setaccio anche tutti i post e i video diffusi dai ragazzi prima e dopo il loro incontro lignanese. Oltre alla targhetta “Centro stupri”, in vista sul tavolo della discoteca, il gruppetto aveva stampato la stessa scritta su alcune t-shirt indossate qualche giorno fa in occasione di una festa di compleanno organizzata in un noto locale di proprietà del papà di uno di loro e esibite come un trofeo. Anche qui le foto erano finite sui social network. Come accertato, sabato sera dentro la discoteca lignanese invece le magliette non erano state indossate dai ragazzi.

Chiuso il "Kursaal" di Lignano per il tavolo prenotato a nome “Centro stupri

La Questura sta verificando se le avessero indossate prima di arrivare al Kursaal, quando la comitiva aveva fatto tappa in due ristoranti di San Daniele. «I titolari e i gestori dei pubblici esercizi – dice Giovanni Belmonte, a capo della Divisione di polizia amministrativa – hanno sempre obblighi di vigilanza in merito a ciò che accade all’interno dei loro locali. Obblighi e responsabilità in quanto titolari di autorizzazioni. Il gestore del Kursaal non si è accorto che il cameriere aveva registrato la prenotazione con la scritta “Centro stupri”».

Disattenzione pagata con la chiusura di 15 giorni. All’inizio «la prenotazione era stata fatta a nome di uno dei ragazzi – così Belmonte –. Poi hanno richiamato e chiesto di modificare la dicitura della targhetta: al posto del cognome è stato scritto “Centro stupri”. La targhetta è stata tolta dal tavolo da un dj, che conosceva uno dei ragazzi, solo dopo aver visto foto e video sui social. Ora stiamo attendendo di ricostruire quanto accaduto negli altri locali. È mancata anche la tempestiva comunicazione di quanto stava succedendo, da parte del gestore del Kursaal, alle forze dell’ordine. Massima invece è stata la collaborazione con la polizia per la ricostruzione dei fatti».

Il gestore del Kursaal Riccardo Badolato tramite il legale Vincenzo Cinque si dice amareggiato. «Non commentiamo i provvedimenti del questore – così Cinque –. Ci stiamo attivando per verificare la disponibilità dell’autorità a rivalutare in via amministrativa il provvedimento emesso, anche in relazione alla durata della sospensione». «Abbiamo avuto conferma che le magliette» «non sono state indossate» dentro il locale.

«Il Kursaal e la società che lo gestisce è parte lesa in questa vicenda» e il provvedimento della Questura aumenta «i danni già patiti dalla società in termini d’immagine. Ci sono indagini contro ignoti. Attendiamo serenamente l’esito» per «avviare formalmente azioni risarcitorie nei confronti di tutti i responsabili. La proprietà della società che gestisce la discoteca» si «dissocia totalmente dalle iniziative poste in essere da quei ragazzi e da quelle ragazze, perché c’erano anche loro, presenti sabato». L’avvocato, per conto del Kursaal, annuncia l’intenzione di promuovere una serata per sensibilizzare l’opinione pubblica, con ricavato in beneficenza: il fine, sensibilizzare «soprattutto i giovani sull’inopportunità« di «iniziative e comportamenti così disdicevoli, che sotto taluni profili potrebbero assumere anche rilevanza penale oltre che civilistica in ottica risarcitoria». —


 

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